Per ora nessun dazio USA all’orizzonte relativamente all’agricoltura veneta, ma l’attenzione rimane altissima. Fra i prodotti più esportati, il Prosecco, capofila dei vini veneti che da quindici anni a questa parte hanno proprio negli Stati Uniti l’acquirente principale.
“Abbiamo registrato un’impennata di richieste oltreoceano, soprattutto da dopo il Covid – sottolinea Cia Veneto –. I cittadini americani apprezzano le nostre eccellenze, e il trend è in continua espansione”. I numeri diramati da Veneto Agricoltura sono particolarmente significativi: verso gli USA è orientato il 21% del totale dell’export di vini veneti (complessivamente 2,82 miliardi di euro), con un valore di quasi 593 milioni di euro e un incremento degli acquisti nell’ultimo decennio di circa il +105%. A tutt’oggi non esistono dati ufficiali relativamente alle perdite di export casomai dovessero venire applicati i dazi.
“In ogni caso – precisa il direttore di Cia Veneto, Maurizio Antonini – il danno per i nostri agricoltori sarebbe ingente”. Fra le contromisure eventualmente da adottare, un abbassamento del prezzo finale di vendita al consumatore americano; questa azione, però, finirebbe con l’assottigliare ancor di più i già esigui margini di guadagno.
In tutto questo, il presidente Donald Trump ha annunciato che gli Stati Uniti imporranno tariffe del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio, anche dal Canada e dal Messico. “Adesso non possiamo far altro che attendere gli sviluppi. La risposta dei nostri produttori è e sarà sempre la qualità e la genuinità, elementi riconosciuti per l’appunto a livello internazionale”.
Quel che più preoccupa gli imprenditori agricoli, casomai, è il protocollo commerciale Mercosur, ovvero l’accordo di libero scambio fra l’Unione Europea e Paesi quali Brasile, Argentina, Paraguay, Uruguay, siglato lo scorso 6 dicembre. “Gli Stati sudamericani in questione – chiarisce Antonini – possono ancora coltivare gli appezzamenti agricoli facendo uso di centinaia di fitosanitari, cosa che invece non succede all’interno della Comunità Europea. Quest’ultima, anzi, ha vietato di recente diversi antiparassitari”. Fra i Paesi UE e quelli extra, “deve valere il principio della reciprocità; altrimenti vengono a crearsi delle disparità a netto sfavore delle aziende agricole”.
Il punto focale resta dunque la garanzia di un equo reddito per le oltre 60 mila imprese agricole venete. A tal riguardo, sottolinea il direttore di Cia Veneto, “il primo step è la reale applicazione di quanto previsto dal Decreto legislativo 198/2021 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese della filiera agricola e alimentare: all’agricoltore deve venire corrisposto un valore che vada almeno a coprire le spese di produzione. Un principio che può sembrare assurdo; tuttavia, vi sono dei casi in cui i produttori sono costretti a lavorare in perdita”. Occorre, conclude, “superare tale logica e riconoscere loro la giusta redditività”.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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