Coldiretti sul G20: il Veneto trattiene solo il 5% dell’acqua piovana nella quarta estate più calda d’Italia, campagne a rischio

Con una temperatura superiore di 2,18 gradi alla media storica l’estate 2021 si classifica fino ad ora dal punto di vista climatologico come la quarta più calda in Italia da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800.

È quanto emerge dall’elaborazione Coldiretti su dati Isac Cnr relativi al mese di giugno 2021 divulgata in occasione della Conferenza internazionale sul clima al G20 di Venezia che è una delle realtà più sensibili agli effetti del cambiamento climatico.​

La tendenza all’ innalzamento della colonnina di mercurio ormai strutturale in Italia dove la classifica degli anni più caldi negli ultimi due secoli si concentra nell’ultimo periodo e comprende nell’ordine – precisa la Coldiretti – anche il 2018, il 2015, il 2014, il 2019 e il 2003. Gli effetti– sottolinea la Coldiretti – si sono già fatti sentire con il divampare degli incendi e una drastica riduzione dei ghiacciai.

A preoccupare – continua la Coldiretti – è anche l’innalzamento dei livelli del mare che secondo lo studio dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) farà crescere il livello del Mediterraneo di 20 centimetri entro il 2050 con punte di 82 centimetri nella zona della laguna di Venezia, con effetti devastanti per la città.

Ma gli effetti si fanno già sentire sulle coltivazioni con l’acqua salata che sta penetra nell’entroterra e brucia le coltivazioni nei campi e costringe all’abbandono l’attività agricola alla foce del Po, per la risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni agricoli.

Uno scenario già in atto che – continua la Coldiretti – aggrava le perdite provocate dai cambiamenti climatici all’agricoltura italiana pari a 14 miliardi di euro negli ultimi dieci anni per i danni provocati alle coltivazioni e alle strutture dagli eventi estremi causati dalla tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di eventi violenti, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi.

L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli – sottolinea la Coldiretti – si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio. Per fare ciò un intervento strategico è la realizzazione di infrastrutture a partire dai bacini di accumulo, proposto dalla Coldiretti e non a caso inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) varato dal Governo Draghi”.

Il Veneto – spiega Coldiretti –  recupera solo il 5% dell’acqua piovana: rispetto alla media nazionale il dato è preoccupante e dimostra quanto bisogno ci sia di investimenti in questo campo. Senz’acqua non c’è agricoltura. In Veneto sono irrigati 600mila ettari della SAU. Per questa ragione vanno assicurate le portate delle concessioni idriche, attuando il risparmio irriguo, ammodernando la rete e realizzando nuovi invasi utilizzando le cave dismesse e i bacini. 

(Fonte e foto: Coldiretti Veneto).
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