Come smascherare il greenwashing: guida pratica per non cadere nelle trappole “verdi” delle aziende

Viviamo in un’epoca in cui la sostenibilità ambientale è diventata una priorità per consumatori e investitori. Le aziende lo sanno bene e molte hanno iniziato a presentarsi come “eco-friendly” o “sostenibili”. Ma quante di queste affermazioni sono realmente supportate da azioni concrete? Benvenuti nel mondo del greenwashing, la pratica con cui le aziende si dipingono più verdi di quanto non siano realmente.

Cos’è il greenwashing e perché dovrebbe preoccuparci

Il greenwashing è la strategia con cui le aziende si presentano come sostenibili o ecologicamente responsabili quando le loro azioni concrete non corrispondono alle loro affermazioni. Questa pratica ingannevole non è solo eticamente discutibile, ma è anche dannosa perché:

  • Scoraggia i consumatori dall’agire, inducendoli a pensare che stanno già facendo scelte sostenibili
  • Fornisce segnali errati ai decisori politici
  • Riduce gli investimenti a causa della sfiducia degli azionisti
  • Sminuisce gli sforzi genuini di altre aziende che stanno realmente impegnandosi per la sostenibilità

Le Nazioni Unite hanno definito il greenwashing un ostacolo significativo nella lotta contro il cambiamento climatico. Ma come possiamo riconoscerlo e smascherarlo?

Le strategie di greenwashing più comuni

1. Omissione strategica di dati sulle emissioni

Le aziende spesso giocano con i numeri delle loro emissioni, e per capire come, dobbiamo prima conoscere i tre tipi di emissioni:

  • Scope 1: Emissioni dirette derivanti dalla produzione (es. combustione di carburante nell’azienda)
  • Scope 2: Emissioni indirette derivanti dall’energia acquistata (elettricità, riscaldamento, raffreddamento)
  • Scope 3: Tutte le altre emissioni indirette, generate nella catena di approvvigionamento e durante l’uso e lo smaltimento del prodotto

Attenzione: lo Scope 3 può rappresentare fino al 90% delle emissioni totali di un’azienda!

Come sgamare il trucco: Le aziende spesso evidenziano le riduzioni ottenute nelle emissioni Scope 1 e 2 (più facili da controllare), omettendo completamente o parzialmente i dati dello Scope 3. Cerca sempre informazioni su tutte e tre le categorie di emissioni nei report di sostenibilità.

2. Dati incompleti sullo Scope 3

Esistono 15 diverse categorie di emissioni Scope 3, e un’azienda veramente trasparente dovrebbe fornire dati su tutte, o spiegare perché alcune sono omesse.

Come sgamare il trucco: Verificare se l’azienda tralascia diverse categorie di emissioni Scope 3 senza fornire spiegazioni, o se non spiega come misurerà queste emissioni in futuro.

3. Obiettivi vaghi senza piani intermedi concreti

Molte aziende annunciano ambiziosi obiettivi di “zero emissioni nette” entro il 2050, ma senza obiettivi intermedi e piani concreti per raggiungerli.

Come sgamare il trucco: Un’azienda seria dovrebbe avere:

  • Obiettivi a breve termine (entro il 2030)
  • Obiettivi a medio termine (2026-2035)
  • Obiettivi a lungo termine (entro il 2050)
  • Un piano dettagliato su come raggiungerli

4. Giochi con l’anno di riferimento

Le aziende possono manipolare i loro obiettivi scegliendo strategicamente l’anno base da cui partire per calcolare le riduzioni delle emissioni.

Come sgamare il trucco: Verifica se l’anno di riferimento scelto dall’azienda ha emissioni particolarmente alte (rendendo più facile raggiungere riduzioni significative) o se proviene da uno scenario “business-as-usual” che consente all’azienda di continuare ad emettere più degli anni precedenti.

5. Focus sull’intensità anziché sulle emissioni assolute

Un’azienda può ridurre l’intensità delle emissioni (emissioni per prodotto) ma aumentare le emissioni totali se la produzione cresce.

Come sgamare il trucco: Verifica se l’azienda ha un target di intensità senza un target di riduzione delle emissioni assolute. Le riduzioni che contano veramente sono quelle assolute.

6. Definizioni ambigue di “energia rinnovabile”

Le aziende spesso non specificano cosa intendono per “energia rinnovabile”, potendo includere fonti discutibili come gas, biomassa o idrogeno non verde.

Come sgamare il trucco: Cerca definizioni chiare di “energia rinnovabile” e verifica se le fonti scelte sono scientificamente provate per ridurre efficacemente le emissioni (come l’eolico e il solare).

7. Abuso di compensazioni di carbonio (carbon offsets)

Le compensazioni di carbonio possono essere una forma di greenwashing se utilizzate al posto di riduzioni di emissioni reali. Un’indagine ha rilevato che il 90% delle compensazioni vendute dal principale certificatore mondiale non portano a genuine riduzioni delle emissioni.

Come sgamare il trucco: Fai attenzione quando un’azienda:

  • Utilizza compensazioni per una grossa parte delle sue emissioni
  • Utilizza compensazioni per emissioni per le quali esistono alternative a basse emissioni di carbonio
  • Afferma di essere “carbon neutral” basandosi principalmente su compensazioni
  • Non spiega dove, quanto e attraverso quale metodo sta compensando
  • Non implementa cambiamenti strutturali per ridurre le emissioni in modo sostenibile

8. Promozione del gas come combustibile “pulito”

Presentare il gas naturale (metano) come un combustibile di transizione “pulito” è un classico esempio di greenwashing, dato che è comunque un combustibile fossile che contribuisce significativamente alle emissioni.

Come sgamare il trucco: Diffida delle aziende che includono il gas nella loro strategia di riduzione delle emissioni presentandolo come un'”alternativa più pulita” o un “combustibile di transizione”, o che investono nella produzione di gas e nelle relative infrastrutture.

9. Eccessiva fiducia in tecnologie non provate

Molte aziende puntano sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS) o altre tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica non ancora dimostrate su larga scala, per giustificare la continuazione delle attività ad alte emissioni.

Come sgamare il trucco: Verifica se l’azienda fornisce metriche specifiche e quantificabili delle tecnologie di riduzione delle emissioni che utilizza, e se queste sono verificate da enti indipendenti.

Strumenti pratici per smascherare il greenwashing

Domande da porsi quando leggi un report di sostenibilità:

  • Le emissioni totali di Scope 1, 2 e 3 sono in aumento o in diminuzione?
  • L’azienda omette di riportare CO2e (che include altri gas serra oltre alla CO2)?
  • Mancano categorie significative di emissioni Scope 3 senza spiegazioni?
  • L’azienda ha obiettivi intermedi chiari, dettagliati e verificabili?
  • L’anno di riferimento scelto è rappresentativo o strategicamente conveniente?
  • L’azienda punta solo a ridurre l’intensità delle emissioni, senza impegni sulle emissioni assolute?
  • Le definizioni di “energia rinnovabile” sono chiare e scientificamente valide?
  • Quanto peso hanno le compensazioni di carbonio nella strategia climatica dell’azienda?
  • L’azienda promuove il gas come soluzione “pulita”?
  • L’azienda si affida a tecnologie non ancora dimostrate su larga scala, senza altre azioni concrete?

Consulta fonti indipendenti

Non affidarti solo a ciò che dice l’azienda. Consulta ranking e report di organizzazioni terze specializzate in valutazioni ambientali per avere un quadro più oggettivo delle performance di sostenibilità.

Oltre il greenwashing: il “greenhushing”

Recentemente è emersa una nuova tendenza: il “greenhushing”, ovvero l’omissione deliberata di informazioni sulle proprie prestazioni ambientali per evitare critiche o controlli approfonditi. Alcune aziende preferiscono tacere piuttosto che esporsi a potenziali accuse di greenwashing.

Come sgamare il trucco: La mancanza di trasparenza è spesso un segnale d’allarme. Le aziende genuinamente impegnate nella sostenibilità sono trasparenti sui loro sforzi, sui loro successi e anche sui loro fallimenti.

Conclusione

Il greenwashing rappresenta un serio ostacolo nella lotta contro il cambiamento climatico. Come consumatori, investitori e cittadini, abbiamo il potere di smascherarlo attraverso un’analisi critica e informata.

Non lasciamoci ingannare da slogan verdi e promesse vuote. Chiediamo alle aziende una rendicontazione completa e trasparente delle loro emissioni, obiettivi intermedi ambiziosi e azioni concrete per ridurre il loro impatto ambientale. Solo così potremo promuovere una transizione efficace verso un’economia realmente sostenibile.

La prossima volta che ti imbatterai in un’azienda che si vanta della propria “sostenibilità”, armati di queste conoscenze e fai le domande giuste. Il pianeta ti ringrazierà!

(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts