Quali sono le novità sulle cure con gli anticorpi monoclonali per i pazienti Covid? Ne ha parlato ieri la dottoressa Giovanna Scroccaro durante la conferenza stampa dalla sede della Protezione civile della Regione Veneto.
“Gli anticorpi monoclonali ci sono da marzo – spiega la dottoressa – e l’Agenzia Italiana del Farmaco aveva imposto, in un primo momento, delle forti limitazioni dell’uso. Questo succede abbastanza di frequente quando escono i nuovi farmaci perché ci sono degli studi limitati ad alcune popolazioni, quindi l’Agenzia aveva stabilito che questi anticorpi dovessero essere utilizzati nel caso di pazienti che presentassero dei fattori di rischio e aveva anche elencato, in maniera molto puntuale, quali dovevano essere questi fattori di rischio (per esempio il diabete, l’obesità e l’ipertensione)”.
“Con il passare dei mesi, l’Agenzia ha progressivamente allargato i criteri di utilizzo di questi monoclonali – continua -, perché sono usciti nuovi studi e anche perché si sono resi disponibili più anticorpi: siamo partiti con uno, adesso ne abbiamo a disposizione normalmente due, ne arriverà un terzo già autorizzato dall’Agenzia, ma che la struttura commissariale non ci ha ancora distribuito, ed è in corso di studio un quarto”.
I fattori di rischio che all’inizio l’Agenzia aveva indicato come molto vincolanti sono diventati dei suggerimenti: un medico che ritenesse di voler trattare con gli anticorpi monoclonali un paziente, che magari non ha nessuno dei fattori inizialmente previsti, lo può fare.
“Si è passati verso un giudizio clinico – aggiunge – La prescrizione di questi anticorpi avviene, da parte di tutti i medici d’Italia, su un sistema informatizzato che mette a disposizione l’Aifa. Prima, se un paziente non aveva uno dei fattori di rischio, la richiesta non andava avanti. Oggi siamo di fronte ad un farmaco che è più fruibile e che ha dato dei buoni risultati. Naturalmente, come ricorda sempre il presidente, la prima azione da fare è vaccinarsi però, nonostante la vaccinazione, ci sono pazienti che si ammalano, diventano positivi e sviluppano dei sintomi”.
Gli anticorpi monoclonali vanno utilizzati nelle prime fasi della malattia, meglio se entro 5 giorni dallo sviluppo dei sintomi, perché riducono di molto la probabilità di essere ricoverati.
Fin da subito in Veneto sono stati coinvolti i medici di Medicina Generale visto che sono informati sulle condizioni di salute del paziente.
“I medici di Medicina Generale possono inserire nel Portale Sanità, che già usano per mettere dentro i dati dei positivi e le informazioni, i pazienti candidabili al trattamento – spiega la dottoressa Scroccaro – I nostri 11 centri che abbiamo in Veneto si collegano a questo portale e possono vedere bene i pazienti candidabili al trattamento e chiamarli per lo stesso. Qualora non si riuscisse a far funzionare questo iter, il medico di Medicina Generale può mandare la sua segnalazione direttamente al centro”.
Circa il 35% dei pazienti trattati in Veneto è transitato attraverso il metodo del portale, ma molti medici hanno chiamato direttamente gli specialisti per il trattamento.
In Italia sono stati fatti 8.434 trattamenti e in Veneto, seconda Regione in Italia per trattamenti, ne sono stati fatti 1.167 (Lazio prima e Toscana terza).
L’ultima settimana ha registrato il dato di 109 pazienti trattati in Veneto (trend in aumento).
Nell’ultima settimana ci sono stati 3.300 positivi: 1.762 pazienti positivi con sintomi lievi moderati, di questi 144 sono over 65; di quelli che hanno meno di 65 anni ce ne sono 81 con fattori di rischio.
“Secondo i nostri calcoli dovremmo trattare 220 pazienti alla settimana -conclude – Noi abbiamo chiuso 738 casi e l’89% sono guariti e non sono stati ricoverati. Un 10% ha avuto comunque bisogno di ricovero o di accesso al Pronto soccorso e, di questa casistica, registriamo 5 decessi, di cui 4 Covid-correlati. Per quanto non si possano fare gli studi sulla base delle osservazioni, però possiamo dire che effettivamente questi anticorpi monoclonali hanno dato i risultati sperati”.
C’è stato un 3% di reazioni molto lievi: per questo la dottoressa ha detto che si tratta di un farmaco molto ben tollerato.
(Foto: Facebook).
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