Le leggi naturali, a differenza di quelle umane, non tengono conto della nostra capacità percettiva. Addirittura, per dirla proprio brutalmente, se ne disinteressano totalmente.
Visto però che siamo curiosi e che vogliamo capire e conoscere, per comprendere le leggi che governano il mondo in cui viviamo, la nostra specie ha inventato un metodo efficiente ed efficace: il metodo scientifico.
Il lavoro dello scienziato è proprio quello di svelare le regole attraverso le quali si manifestano i fenomeni naturali, fenomeni che non si possono descrivere attraverso l’ordinaria esperienza umana. Anzi, le esperienze umane, frutto di memoria e logica retorica, giocano quasi sempre una partita fallace e contraria al metodo scientifico.
Vediamo un esempio pratico.
Stiamo vivendo giornate di caldo che influenzano non poco il nostro benessere fisico e che causano grossi impatti negativi sulle nostre attività. Temporali, trombe d’aria, grandinate e vere e proprie tempeste ci stanno causando danni ingenti.
Forse non voi che leggete, ma di sicuro i vostri genitori o i vostri nonni, sono in grado di raccontarvi episodi o aneddoti simili a quelli che in questi giorni devastano oggi la nostra serenità e i nostri territori. Gran caldo, grandinate, trombe d’aria e conseguenti danni quindi non sono certo una novità (cfr. questo articolo del 2020 di Qdpnews.it).
E allora? Se gli stessi fenomeni sono già stati registrati, perché oggi si parla di crisi climatica?
Perché la crisi climatica non si misura attraverso la nostra memoria famigliare o la cronaca di eventi catastrofici passati, ma si misura nel tempo profondo, il tempo nel quale si misurano le leggi che governano il nostro pianeta.
Il metodo scientifico ci insegna che la chiave di lettura degli eventi sta nel comprendere in che scala misurare i fenomeni naturali.
Per il clima, la scala temporale è quella del tempo profondo, cioè il tempo in cui si è formato il nostro pianeta. Capiamo quindi, vista la scala temporale scelta, come la nostra memoria, quella della nostra famiglia e quella della cronaca scritta non abbia alcun vero significato per spiegare quello che sta succedendo.
Sono gli scienziati, i paleoclimatologi che ci forniscono una chiave di lettura utile per descrivere i fenomeni del clima che ci interessano, e il loro sguardo indaga da lontano.
Il nostro pianeta ha 4,5 miliardi di anni durante i quali la Terra è stata una palla di neve e una serra in tempi diversi nel suo passato.
Intuitivamente, se sappiamo scientificamente che il clima è cambiato prima dell’uomo, come possiamo essere sicuri di essere responsabili del drammatico riscaldamento globale attuale?
Lo sappiamo perché i paleoclimatologi, lasciando perdere l’intuito e la logica retorica, si affidano al metodo scientifico attraverso il quale hanno fatto grandi passi avanti nella comprensione dei processi che hanno guidato il cambiamento climatico nel passato della Terra che si misurano, appunto, in scale temporali diverse da quelle della memoria umana.
Da dati scientifici raccolti a partire del secolo scorso degli ultimi 70 anni, quello che sappiamo sicuramente è che possiamo mostrare chiaramente il nesso causale tra le emissioni di anidride carbonica dovute all’attività umana e l’aumento della temperatura globale di 1,28 gradi Celsius (e in aumento) dai tempi preindustriali.
Quello che succede è che le molecole di anidride carbonica assorbono la radiazione infrarossa, quindi aumentando nell’atmosfera, intrappolano più calore irradiato dalla superficie del pianeta sottostante.
Il riscaldamento terrestre che stiamo oggi misurando non crea quindi temporali, grandinate, tempeste e devastazioni.
Tali atmosferici sono sempre esistiti, ma la crisi climatica ne aumenta la frequenza.
E come un’appropriata scala temporale ci insegna, la crisi climatica dipende da noi umani!
Significativo, al riguardo, questo grafico (Fonte: Our World in data. Made with Flourish).
(Foto e video: Qdpnews.it).
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