La COP16 delle Nazioni Unite sulla biodiversità a Cali, Colombia, si è conclusa con un sapore amaro, rivelando una preoccupante realtà nel panorama della conservazione ambientale. Il summit, segnato da tensioni e negoziati difficili, ha messo in luce il crescente divario tra le promesse di finanziamento dei Paesi ricchi e la realtà dei fatti.
La delusione è palpabile nelle parole di Shilps Gautam, amministratore delegato della società di finanziamento Opna, che si dice “rattristato e infuriato per il mancato esito della COP16”. Il motivo di tale frustrazione è chiaro: i Paesi sviluppati non hanno rispettato l’impegno di fornire 200 miliardi di dollari annui entro il 2030 per la conservazione della biodiversità, di cui 30 miliardi dovevano provenire direttamente dalle loro casse.
La situazione è ulteriormente aggravata dal progressivo declino dei finanziamenti pubblici per la conservazione della natura all’estero, particolarmente evidente nel caso dei Paesi europei. Come ha ammesso Florika Fink-Hooijer, direttrice generale per l’ambiente dell’Unione Europea, “abbiamo già sfruttato al massimo il denaro pubblico”, suggerendo la necessità di esplorare nuove vie per il finanziamento della conservazione ambientale.
Di fronte a questa impasse, l’attenzione si sta spostando verso il settore privato. Come abbiamo già scritto la scorsa settimana, un importante passo avanti è stato compiuto durante il vertice con un accordo che prevede il pagamento da parte delle aziende per l’utilizzo delle informazioni genetiche nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Questa iniziativa potrebbe generare circa un miliardo di dollari all’anno, una cifra significativa ma ancora insufficiente rispetto alle necessità globali.
Parallelamente, si stanno esplorando strumenti finanziari innovativi come le obbligazioni verdi e gli swap debito-per-natura. Quest’ultima soluzione, secondo le stime del World Economic Forum, potrebbe mobilitare fino a 100 miliardi di dollari, offrendo una prospettiva promettente per il futuro della conservazione ambientale.
La sfida rimane comunque considerevole. Mentre la crisi della biodiversità continua ad aggravarsi, la ricerca di soluzioni finanziarie innovative diventa sempre più urgente. Il successo futuro dipenderà dalla capacità di combinare efficacemente risorse pubbliche e private, oltre che dalla volontà politica di trasformare gli impegni in azioni concrete. La conservazione della natura non può più attendere, e il tempo per agire si sta rapidamente esaurendo.
(Autore: Paola Peresin)
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