Matteo Zoppas è di fatto il promotore del Made in Italy nel mondo: sua, infatti, è la presidenza di Ice, l’agenzia governativa per la valorizzazione nei Paesi stranieri delle aziende italiane, favorendo anche il loro inserimento nei mercati. E mai forse come in questa edizione del Vinitaly, con la paura e l’ansia per i dazi introdotti dal presidente americano Donald Trump – tra le altre cose a pochi giorni dall’inizio della fiera più importante per il mondo del vino, anche se ieri sera è spuntata una moratoria – la valorizzazione del Made in Italy assume un significato ancora più importante.
L’agenzia di cui il manager originario di Pordenone, attuale consigliere d’amministrazione di Acqua San Benedetto Spa, è a capo, punta anche alla promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, oltre che essere l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle imprese sui mercati esteri.
Matteo Zoppas, un Vinitaly quello di quest’anno segnato dai dazi. Cosa accadrà al commercio del vino?
“Questo non si può sapere, anche perché l’elasticità della domanda rispetto al prezzo, con i dazi, non è nota in questo momento. Sicuramente, quando sono arrivati tutti gli imprenditori, i buyers, gli operatori, c’era una posizione molto rigida: nel senso che, a seconda di come veniva fatto il trasporto, chi aveva a carico il dazio non voleva in alcun modo condividerlo.
Già ieri sera, però, si sentiva che c’erano operatori disposti a cedere, quindi a fare metà e metà, oppure un terzo, un terzo, un terzo.
Ricordo che questa è una catena lunga, con molti soggetti nella distribuzione. Speriamo che ognuno, per la sua parte, sia riuscito a ottenere un buon risultato nella negoziazione dei dazi — e se non qui, lo farà a breve — cercando anche di capire cosa succederà”.
L’importante è valorizzare sempre la filiera: il Vinitaly va proprio in questa direzione, tutto il suo lavoro va in questa direzione…
“Questo, comunque, dipende da caso a caso: più il vino è pregiato, più ha costruito una propria brand identity, più è difficile sostituirlo — e quindi più è facile negoziare per l’imprenditore, per l’impresa. Più ci si avvicina a un prodotto da commodity, più il vino è sostituibile, i margini sono bassi, e più diventa difficile assorbire il dazio”.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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