Il pericolo che attanaglia la biodiversità è rappresentato dall’insieme delle pseudoscienze che le si profilano all’orizzonte.
Le pseudoscienze sono teorie, pratiche o credenze che non si basano su dati empirici e che non possono essere verificate sperimentalmente. Queste teorie, pratiche o credenze possono sembrare scientifiche, ma in realtà mancano di validità scientifica. Le pseudoscienze spesso affermano di avere una spiegazione alternativa o di completare le teorie scientifiche esistenti, ma non sono in grado di fornire prove scientifiche a sostegno di tali affermazioni.
Le pseudoscienze sono tutti quei giri di parole che non usano il metodo scientifico e mancano di falsificabilità (ovvero la capacità di essere smentite da prove empiriche).
I portatori di pseudoscienze si riconoscono subito perché non sanno che la scienza si esprime attraverso la matematica, esercitano verbosamente la logica retorica utilizzando argomentazioni fallaci e tecniche persuasive per convincere le persone della loro validità. La scienza non ha bisogno di persuasione, ma di numeri confrontabili da una comunità di pari che ne valuta la verificabilità e la veridicità; è solo dopo questo confronto che la comunità degli scienziati definisce cos’è una verità scientifica e cosa non lo è.
In sintesi, le pseudoscienze sono teorie, pratiche o credenze che mancano di validità scientifica e non possono essere verificate sperimentalmente. È importante distinguere tra le pseudoscienze e le teorie scientifiche valide per garantire l’accuratezza delle informazioni e il progresso della conoscenza anche nella gestione della biodiversità.
Un criterio per riconoscere i portatori di pseudoscienze è l’utilizzo dell’aggettivo “scientifico”. Nella pseudoscienza il termine “scientifico” viene usato molto spesso in contesti stravaganti perché confuso con “autorevole”. La confusione è generata, ovviamente, dall’abusività cognitiva dei masticatori delle pseudoscienze.
Il fatto che qualcosa sia definito come “scientifico” non lo rende automaticamente “autorevole” e viceversa. L’autorevolezza, nella scienza, dipende dalla qualità dei dati e della metodologia utilizzata per raggiungere una conclusione. In altre parole, un’idea o una teoria scientifica deve essere supportata da prove empiriche solide e da una metodologia rigorosa per essere considerata scientifica e, se volete, autorevole.
Inoltre, anche se un’idea o una teoria scientifica è considerata autorevole, questo non significa che sia definitiva o che non possa essere sottoposta a ulteriori revisioni o modifiche sulla base di nuove scoperte o di un’ulteriore analisi dei dati.
In sintesi, il termine “scientifico” si riferisce a un approccio alla conoscenza basato sulla raccolta di dati empirici e sull’uso di metodologie rigorose per trarre conclusioni.
Sono questi i processi intellettivi utilizzabili per affrontare la crisi in cui versa la biodiversità, cioè la nostra stessa capacità di sopravvivenza. Tutto il resto è pseudoscienza, o chiacchiericcio. È difficile pensare in questi termini perché contrario all’usuale modo in cui il nostro cervello lavora. Ci siamo evoluti plasmati a verità di fede, non a verità scientifiche. È per questo che la scienza è difficile, bisogna lavorare tenendo sempre a bada “le umane intuizioni”. Ma ora abbiamo un problema e saper distinguere tra scienza e pseudoscienza ci salverà la vita.
(Foto: Freepik).
#Qdpnews.it