All’indomani della conferma del limite del doppio mandato per i politici pentastellati, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà lascia il Movimento 5 Stelle.
Una decisione molto sofferta e maturata dopo aver assistito allo sfascio del governo di Mario Draghi, affossato anche dal suo ex partito (vedi articolo).
Già ieri si era parlato del futuro di D’Incà al quale, come altri politici di spicco del Movimento, comunque non sarebbe stato possibile ricandidarsi con i 5 Stelle per quella che potrebbe essere definita la “regola aurea” di Beppe Grillo.
Il presidente Giuseppe Conte ha sottolineato che si tratta di una “regola che il Movimento si è imposto dalla prima ora come forma di garanzia affinché gli eletti possano dedicarsi al bene del Paese, senza lasciarsi distrarre dai propri destini personali”.
A prescindere da questa decisione, l’amarezza di D’Incà per la fine dell’esperienza di Draghi alla guida del governo italiano era evidente, sfociando oggi in questa decisione che apre nuovi scenari per il politico residente a Trichiana, nel Comune di Borgo Valbelluna.
“Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi – commenta D’Incà – e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio. Avevo spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi”.
“Una decisione a mio giudizio irresponsabile – continua – che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all’ultimo istante lavorando dall’interno del Movimento 5 Stelle, con la speranza che prevalesse una linea di ragionevolezza e con l’unico obiettivo di mettere in sicurezza il Paese, proseguire con le importanti riforme che abbiamo realizzato in questi mesi e ottenere le relative risorse economiche, grazie alla spinta del Movimento”.
“Avevo anche avvisato sul rischio di una inevitabile frattura a cui avremmo esposto il nascente campo progressista – prosegue -, dopo un lavoro che aveva coinvolto anche i territori da più di due anni fino alle ultime elezioni amministrative di giugno. Purtroppo, hanno prevalso altre logiche e altri linguaggi che non possono appartenermi. Dopo 12 anni, lascio il Movimento 5 Stelle con profondo rammarico e dolore personale”.
“Le nostre strade non sono più sovrapponibili – conclude -, il solco che si è scavato in questi ultimi mesi non mi consente di proseguire in questa esperienza, per coerenza con le idee e con i valori che ho portato avanti a livello nazionale e locale e che intendo continuare a sostenere”.
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