FAMIGLIA| Amaranthaceae
NOME POPOLARE| skraut, spagnoete, spinacio de montagna, bon enrico.
ETIMOLOGIA| il vecchio nome del genere deriva da chen, genitivo di chènos oca,e podos, piede, per la forma tipica delle foglie basali. Bonus Henricus è ladenominazione data da Linneo alla specie in onore di Enrico IV di Navarra (re di Francia 1553-1610), detto dai francesi “le bon Henri”, protettore dei botanici.
PARTI USATE| le foglie e le sommità non ancora fiorite.
TEMPO DI RACCOLTA| primavera-estate.
HABITAT| pianta erbacea perenne reperibile facilmente nei prati-pascoli di
montagna (es. presso le malghe del massiccio del Grappa o del Monte Cesen)
DESCRIZIONE| i fusti possono raggiungere i 25-50 cm di altezza e quelli fioriferi
sono ricoperti da una farina giallastra. Le foglie verdi e farinose sono triangolari
astate. I fiori piccoli e verdastri sono disposti in glomeruli. I semi sono piccoli, neri e
reniformi, finemente punteggiati.
UTILIZZAZIONE| le foglie o le sommità prima della fioritura, colte quando ancora
sono tenere, vengono consumate come gli spinaci. Nelle Dolomiti e nell’alto trevigiano sono usati come ripieno per i ravioli, dopo essere stati fritti nello strutto.
PRINCIPI ATTIVI| i germogli primaverili e le foglie, contengono diversi sali
minerali come ferro, calcio, magnesio, vitamina C e vitamine del gruppo B.
PROPRIETA’| le foglie sono considerate depurative, lassative, remineralizzanti e
antianemiche. La specie è controindicata, come gli spinaci, per chi soffre di disfunzioni renali, artrosi e reumatismi.
NOTA| questa pianta è tradizionalmente molto ricercata e apprezzata dai malgari del
Grappa che la consumano con la polenta e in minestroni.
Il Farinaccio comune: un lontano cugino del Buon Enrico
Il farinaccio comune o Chenopodium album L. è una pianta erbacea annuale che
fiorisce da giugno a settembre e per molti versi gode di proprietà analoghe al buon
Enrico.
Si tratta di un’erba vigorosa con portamento piramidale e fusto eretto solitamente ben
ramificato. Le infiorescenze sono costituite da fiori piccoli di colore bianco-verdastro
riunite in glomeruli che compaiono da metà estate a metà autunno.
L’erba è infestante negli incolti, presso i ruderi, nei suoli coltivati.
Le foglie si consumano crude o cotte e presentano un valore nutrizionale superiore a
quello degli spinaci coltivati.
NOTA| probabilmente il farinaccio è stata una delle prime piante coltivate fin
dall’antichità, di cui si consumavano anche i semi ridotti in farina, che veniva
mescolata con quella di frumento.
I nomi farinello o farinaccio comune pare derivino dal fatto che se si toccano le foglie
questa lasciano sulle dita la sensazione come fossero infarinate.
(Articolo a cura di: Ernesto Riva, Danilo Gasparini, Silvano Rodato, Carla Camana – Unifarco SPA – Accademia Internazionale di Storia della Farmacia – Antiga Edizioni).
(Foto: Wikipedia)
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