FAMIGLIA| Apiaceae
NOME POPOLARE| comìn, carvèse, pestenaria, Kumel, cumo.
ETIMOLOGIA| il nome secondo alcuni autori potrebbe derivare dalla parola greca karòn utilizzata da Dioscoride per identificare il Carum carvi oppure sempre dal termine greco kàryon per identificare il guscio legnoso del frutto; secondo Plinio invece il nome Carvi deriverebbe dal nome greco del paese di origine Karìa in Asia Minore.
PARTI USATE| i frutti (detti impropriamente semi).
TAMPO DI RACCOLTA| estate.
HABITAT| pianta erbacea biennale che cresce spontanea nei luoghi erbosi e nei prati montani tra gli 800 e i 2000 m.
DESCRIZIONE| il fusto eretto, cilindrico, ramificato alla base è alto fino a 80 cm. Le foglie sono pennatosette composte, con lacinie lanceolate, quelle inferiori picciolate e quelle superiori sessili. I fiori (maggio-giugno) sono piccoli, a cinque petali, di colore bianco, raccolti in ombrelle ineguali di 7-5 peduncoli. I frutti hanno forma ovale allungata e sono due acheni addossati dal caratteristico sapore aromatico.
UTILIZZAZIONE| i frutti del cumino vengono impiegati tradizionalmente in alcune zone per aromatizzare minestroni e piatti di carne. Vengono anche usati nella preparazione di pani speciali aromatizzati. La raccolta dei frutti al momento della loro maturazione viene fatta tagliando le piante che si raccolgono in fasci da appendere in luogo aerato all’ombra. I frutti si staccano spontaneamente, quindi si setacciano per liberarli dalle impurità e si conservano in recipienti a tenuta d’aria.
PRINCIPI ATTIVI| i componenti principali sono un olio essenziale (4-9%) racchiuso nei semi, costituito dal 60% di carvone che gli conferisce il sapore particolare, 20% di limonene e qualche altro componente (carveolo, diidrocarvone, pinene e fellandrene). Contiene cere, tannino 7-8%, mucillagine, resine e un olio grasso.
PROPRIETA’| i frutti godono di proprietà digestive, antispasmodiche e risultano efficaci nelle indigestioni flatulente, nell’inappetenza e nella diarrea. L’assenza di cumino è carminativa, stomachica, galattogena e risulta adatta per uso pediatrico.
I semi si impiegano in distilleria per preparare il “kummel” e in pasticceria, panetteria quale condimento aromatico.
NOTA| l’origine del nome Carvi può essere trovata in un adattamento linguistico del termine arabo “Karwaia” adoperato dalle popolazioni del Medio oriente. La specie è conosciuta anche come cumino tedesco o Kummel. La pianta viene impiegata per fare la grappa al cumino detta “graspa de comìn”. Il cumino mescolato al fieno ne aumenta la fragranza e il valore nutritivo, inoltre rientra nella composizione dei mangimi artificiali per gli animali domestici.
In montagna i semi vengono impiegati per aromatizzare alcuni tipi di formaggi di malga. Nell’Altopiano di Asiago i giovani germogli si utilizzano per insaporire un tradizionale piatto a base di riso.
Carota selvatica: una specie della stessa famiglia del cumino
La carota selvatica o Daucus carota L. è una pianta erbacea bienne delle Apiacee (ex ombrellifere), comune nei prati e ai margini dei campi dalla pianura alla media montagna. La radice, anche se biancastra e legnosa rispetto alle varietà coltivate è commestibile e può essere consumata lessata in minestroni.
I semi godono di proprietà carminative, galattagoghe e aperitive; le radici invece sono diuretiche e apportano caroteni. Da questa specie spontanea sono derivate tutte le forme di carote coltivate.
(Articolo a cura di: Ernesto Riva, Danilo Gasparini, Silvano Rodato, Carla Camana – Unifarco SPA – Accademia Internazionale di Storia della Farmacia – Antiga Edizioni).
(Foto: Wikipedia)
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