Erbari – curarsi e nutrirsi con le erbe nei secoli: luppolo

FAMIGLIA| Cannabaceae

NOME POPOLARE| bruscandoi, bruscandoli.

ETIMOLOGIA| Humulus deriva termini humus, suolo, terra umida, per le stazioni di crescita preferite dalla pianta e da lupus, lupus salicarius, ovvero lupo dei salici, perché Plinio annotò che i fusti volubili avvolgevano e soffocavano le giovani piante di salice da vimini delle rive. In effetti la pianta, laddove abbonda è dannosa ai giovani arbusti o ai ricacci degli arbusti, perché toglie luce e ne impedisce il normale sviluppo.

PARTI USATE| i giovani germogli e le infiorescenze femminili.

TEMPO DI RACCOLTA| i germogli in primavera e le infiorescenze in agosto-settembre.

HABITAT| pianta erbacea perenne che cresce nelle siepi, ai margini dei boschi e nei luoghi incolti qua e là in tutto il territorio pedemontano.

DESCRIZIONE| il fusto è sdraiato, volubile, cavo, ricoperto di peli rigidi, lungo diversi metri. Le foglie sono picciolate, a margini dentato-serrati, quelle inferiori palmato-lobate e le superiori semplici, cuoriformi. Il luppolo è una pianta dioica, cioè a fiori maschili e femminili posti su piante diverse. I fiori maschili sono numerosi, verdastri, riuniti in pannocchia ramificata. I fiori femminili sono riuniti in coni ovoidali riparati da brattee giallo-verdastre e raggruppati a formare la infiorescenza all’estremità dei rami.

UTILIZZAZIONE| i germogli dei getti primaverili si consumano lessati e conditi come gli asparagi; si raccomanda di bere a parte l’acqua di cottura considerata ottima depurativa per il fegato. I germogli sono impiegati anche per preparare risotti, minestre, frittate.

PRINCIPI ATTIVI| contiene la luppolina, presente nelle ghiandole del fiore femminile (dalle proprietà amaricanti), acido luppolinico, lupulone (acido beta-lupolico), umulone, umulene, resina di luppolo, cariofillene, sostanze estrogeniche, oli essenziali, inulina, sostanze tanniche, terpeni, tannini, sali minerali.

PROPRIETA’| gode di proprietà sedative, anafrodisiache (si preparano pillole contro le polluzioni notturne), eupeptiche, amaro-stomachiche, diuretiche, toniche, antinfiammatorie, batteriche, antibiotiche. Viene usato sulla pelle come emolliente e antinfiammatorio, Le infiorescenze si impiegano per preparare tisane sedative utili sia negli stati di angoscia sia nelle affezioni di origine nervosa dell’apparato digerente, nelle dispepsie e atonie gastriche, nell’eretismo sessuale, nell’ansia, nelle sindromi premestruali montate lettee difficili, vampata di calore.

NOTA| il luppolo è coltivato nei Paesi del Nordeuropa, dove è utilizzato per l’aromatizzazione e la conservazione della birra. Sono usate solo piante femminili moltiplicate per talea.

E’ una pianta erbacea perenne che cresce facilmente nei luoghi freschi e semi-ombrosi. La birra casalinga è una preparazione contadina molto semplice: si fanno bollire in un litro e mezzo di acqua due cucchiaini di orzo e altrettante infiorescenze di luppolo, e dopo rapida filtrazione con un panno si aggiunge un cucchiaio di zucchero lasciando il tutto a riposare per dieci giorni.

Non va confusa con la Vitalba che è tossica!

La vitalba o Clematis vitalba della famiglia delle Ranunculaceae è una specie comune che cresce lungo le siepi e ai margini dei fossi. I lunghi fusti, che avvolgono alberi e siepi, sono da sempre accostati alla vite (vitalba = vitis alba). La pianta è tossica per la presenza di protoanemonine e altre tossine comuni della famiglia delle Ranunculaceae. La cottura prolungata denatura le tossine ma si deve evitare il consumo, anche se tradizionalmente nel vicentino e in alcune zone della sinistra Piave i germogli primaverili venivano impiegati per preparare risotti e frittate.

Un parente stretto: la Cannabis sativa

La coltivazione della canapa o Cannabis sativa della famiglia della Cannabaceae (la stella del luppolo!) era comune nel feltrino fino ai primi del ‘900. Le piante, appena tagliate, venivano fatte macerare per un mese nell’acqua, quindi immerse in acqua corrente, raccolte e fatte asciugare all’aria, in locali riscaldati. Le operazioni successive comprendevano la gramolatura dei fusti, la pettinatura, la selezione delle fibre migliori, la filatura e la tessitura. La canapa serviva a intrecciare cordame, a produrre stoppa e a tessere capi di abbigliamento, biancheria, lenzuola, pannolini e tele da sacco.

Oggi la specie raramente si trova spontaneizzata anche se da qualche anno si assiste ad una ripresa della coltura per usi leciti. In passato i semi erano usati come becchine per gli uccelli, per condire gli gnocchi, aromatizzare il pane e ricavarne alio alimentare; si usavano anche contro il mal di denti e la cistite.

(Articolo a cura di: Ernesto Riva, Danilo Gasparini, Silvano Rodato, Carla Camana – Unifarco SPA – Accademia Internazionale di Storia della Farmacia – Antiga Edizioni).
(Foto: Wikipedia)
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