Etichettatura vino in Irlanda, Zaia: “Il vero pericolo è quello che incombe sulla nostra filiera vitivinicola. L’Europa ignora una cultura millenaria”

Il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia è intervenuto in merito all’etichettatura del vino con messaggi di pericolo per la salute della quale è stata annunciata la conversione in legge dalle autorità di Dublino.

“La legge irlandese, frutto del colpevole silenzio dell’Unione, che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie è un rischio incombente sulla nostra filiera vitivinicola” afferma il presidente.

“Ma è anche un attacco ad un simbolo della nostra tradizione e identità, relegato da questo provvedimento a semplice ‘bevanda’, in barba ad ogni logica, studio, approfondimento culturale o scientifico. – continua – Purtroppo, c’è un’Europa che, ancora una volta, assiste inerme alla messa in pericolo dei propri prodotti più rappresentativi e affermati sui mercati, simbolo di una produzione che non esito a definire ‘monumentale e identitaria’ oltre che caratterizzata da un consumo tradizionale da millenni”.

“Come i monumenti più preziosi anche il nostro vino deve essere difeso da quello che appare davvero uno sfregio: assimilare il consumo del vino, nella grandissima maggioranza dei casi responsabile ed estremamente limitato, ad un mero rischio per la salute, infatti, svela ancora più dell’incomprensibile ambiguità di chi approva simili norme la passività di un’Europa che nella difesa e nella tutela delle sue produzioni più tipiche rinuncia ad essere efficace” conclude Zaia.

Anche il consigliere regionale Tommaso Razzolini del gruppo Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni ha espresso il suo punto di vista sulla notizia della conversione in legge per l’indicazione di allarme sulle etichette degli alcolici da parte del Governo irlandese.

“L’etichettatura tutta irlandese degli alcolici con avvertenze sanitarie si appresta a diventare legge con il silenzio assenso della Commisione europea e nonostante le critiche di bene 13 Stati tra cui l’Italia. – afferma – Una leggerezza inaccettabile che mette a rischio un mercato che per la nostra Nazione vale 14 miliardi di euro con oltre il 70% di etichette Docg, Doc e Igt e oltre un milione di persone occupate”.

“Ribadiamo la massima contrarietà a questa iniziativa – dichiara Razzolini – che non ha nessun fondamento scientifico confermato dai numeri ufficiali degli istituti di ricerca, come affermato dalla Società italiana di medicina ambientale. Bensì si basa sull’assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità e a più bassa gradazione come il vino”.

“Questa è una norma che va ridiscussa a tutela dei nostri prodotti contro l’introduzione di sistemi di etichettatura fuorvianti e dannosi che eliminano l’elemento della qualità che contraddistingue il Made in Italy. L’augurio è che dalla prossima tornata elettorale europea il baricentro politico delle scelte comunitarie possa finalmente guardare all’interesse degli Stati e delle produzioni” conclude Razzolini.

“L‘entrata in vigore della legge sulle etichette allarmistiche del vino in Irlanda è un precedente pericoloso che mette a rischio il record nelle esportazioni di vino Made in Italy di 7,9 miliardi realizzati lo scorso anno” afferma Coldiretti.

“Una decisione che si auspica – sottolinea Coldiretti – possa essere ridiscussa nel comitato barriere tecniche in sede WTO il 21 giugno dove verranno presentate ufficialmente le obiezioni già anticipate da diversi Paesi a partire dagli Usa, che sono il principale consumatore di vino. Ma è anche importante che la Commissione Europea monitori gli effetti sul mercato interno per valutare la possibilità di aprire una procedura di infrazione”.

“Si tratta infatti di una norma distorsiva del commercio che è il risultato di un approccio ideologico nei confronti di un alimento come il vino che – sostiene Coldiretti – fa parte a pieno titolo della dieta mediterranea e conta diecimila anni di storia e le cui tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c”.

“Anche se le esportazioni di vino italiano in Irlanda sono state nel 2022 pari ad appena 45 milioni di euro, la decisione – afferma – rischia pero’ di aprire le porte in Europa e nel mondo ad una normativa che colpirebbe una filiera che in Italia vale 14 miliardi di euro, dal campo alla tavola garantisce 1,3 milioni di posti di lavoro ed è la principale vice dell’export agroalimentare”.

Si tratta di difendere un settore del Made in Italy che ha scelto da tempo la strada della qualità con le bottiglie Made in Italy che, secondo Coldiretti, sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende.

“E’ del tutto improprio assimilare l’eccessivo consumo di superalcolici tipico dei Paesi nordici al consumo moderato e consapevole di prodotti di qualità ed a più bassa gradazione come la birra e il vino che in Italia è diventato l’emblema di uno stile di vita lento, attento all’equilibrio psico-fisico che aiuta a stare bene con se stessi, da contrapporre all’assunzione sregolata di alcol – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che – il giusto impegno dell’Unione per tutelare la salute dei cittadini secondo la Coldiretti non può tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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