La giornata è torrida e, oltre al costante frinire, il nulla. Quando ecco che una rossa, discreta ed elegante femmina di capriolo sbuca da un cespuglio. Non troppo timida, attraversa la strada con fare poco circospetto.
È una femmina giovane e riesco ad ammirarle tutte le diverse sfumature del mantello rosso perché si ferma proprio di fronte a me. Se ne sta ferma, immobile, quando ecco che alza la zampa, è in allerta, penso che schizzi in avanti, verso i cespugli, o che torni indietro, al riparo degli alberi che l’hanno finora ben custodita.
Quello che succede invece è una fortuna inaspettata: abbassa la zampa anteriore e gira la testa verso il sentiero da cui era sbucata e, dopo un attimo, eccolo lì che arriva. Un capriolo maschio esce dal sentiero alberato ha la testa china, con i palchi quasi paralleli al terreno. E no, forma e dimensioni del palco non vi può dare alcuna informazione sull’età in anni di nessun maschio.
Come tutti i cervidi (Cervo, Capriolo e Daino) le appendici frontali sono strutture ossee che si chiamano, appunto, palchi. Quelli che chiamiamo corna sono invece le appendici frontali dei Bovidi (Camoscio e Muflone) formate da cheratina (la stessa proteina che trovate nei capelli e nelle unghie).
Ma torniamo ai nostri protagonisti. A differenza della relativa lentezza che ha contraddistinto la femmina, l’arrivo del maschio è più impetuoso e presagirebbe una fuga in avanti della femmina che invece sta ferma, non certo per farmi piacere, anche se mi piace pensarlo.
Non batto neanche gli occhi per non far rumore e quello che succede è da manuale, il maschio alza la testa e le si avvicina con il labbro superiore arricciato nel tipico display che tecnicamente si chiama “flehmen”. Quella specie di sogghigno maschile ci rivela che il maschio pretendente ha annusato nella pipì della femmina un chiaro segno che può iniziare l’accoppiamento, del resto siamo a fine luglio, proprio nel mezzo di quei trenta giorni che da metà luglio a metà agosto determinano il periodo degli accoppiamenti per questo piccolo e incantevole ungulato.
Il nostro si avvicina allo specchio anale della femmina (così si chiama quella macchia bianca così diversa tra i maschi e le femmine da diventare uno strumento eccellente per distinguere i sessi) e comincia ad annusarla, lei lo lascia fare e in un attimo, li perdo entrambi quando continuano ad inseguirsi percorrendo traiettorie circolari, le classiche “giostre” del periodo degli amori del Capriolo.
(Autore: Paola Peresin).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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