Una donna di 72 anni che conviveva da vent’anni con la sclerosi multipla secondariamente progressiva è deceduta dopo aver assunto in autonomia un farmaco letale fornitole dal Servizio Sanitario Nazionale.
Nel messaggio lasciato, come riporta l’Ansa, la donna scriveva: “Amo la vita, ma da troppo tempo non vivo più davvero. La malattia mi ha imprigionata in un corpo che dipende completamente dagli altri, anche per i gesti più semplici, come grattarmi il naso. Nei sogni, di notte, riesco ancora a camminare. Ho sempre amato farlo. Ma al risveglio, trovo il mio corpo immobile, divenuto una tortura costante. Sono stanca di affrontare questa condizione ogni giorno. Ho bisogno di liberarmi e trovare finalmente pace.”
Dopo un’attesa di otto mesi dalla sua richiesta, la donna è diventata la quinta persona in Italia (e la seconda in Veneto) a completare il percorso previsto dalla Corte Costituzionale con la sentenza 242/2019, nota come “caso Cappato/Antoniani”.
La procedura, seguita dall’Associazione Luca Coscioni, è stata resa possibile grazie all’intervento diretto del Servizio Sanitario Nazionale, che ha fornito il farmaco e gli strumenti necessari. Sempre da come riporta l’ansa nessun medico dell’azienda sanitaria ha accettato di assistere la donna nella fase finale della procedura. È intervenuto, quindi, il dottor Mario Riccio, anestesista e membro del Consiglio Generale dell’Associazione Luca Coscioni, già noto per aver assistito Piergiorgio Welby nel 2006 e, più recentemente, una paziente oncologica veneta nel 2023.
La donna aveva presentato la richiesta per la verifica delle condizioni necessarie il 21 marzo 2024. L’esito positivo della verifica è arrivato il 22 novembre 2024, dopo diversi solleciti da parte dei suoi legali, confermando il rispetto dei criteri stabiliti dalla sentenza della Corte Costituzionale e successivamente specificati dalla sentenza numero 135/24. In questa fase è stata anche accertata la modalità di autosomministrazione e garantita la fornitura del materiale necessario. L’udienza in tribunale, prevista per dicembre 2024 in merito al suo ricorso d’urgenza, è stata annullata poiché l’azienda sanitaria aveva già adempiuto agli obblighi.
Sulla vicenda, con una nota, si è espressa anche l’azienda sanitaria trevigiana esprimendo “le più sentite condoglianze e una profonda vicinanza alla famiglia in quello che, per noi tutti, è un momento di grande dolore. Per massimo rispetto della famiglia non saranno divulgate informazioni da parte dell’Azienda Sanitaria che, in relazione al caso, ha seguito l’iter procedurale previsto dalla Corte Costituzionale”.
(Autore: Simone Masetto)
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