Sono 3,6 milioni gli italiani che hanno approfittato del ponte dell’Immacolata per passare qualche giorno in montagna sulla neve. E’ il bilancio tracciato dalla Coldiretti/Ixe’ in occasione del ventennale della Giornata internazionale della montagna istituita dalle Nazioni Unite che si celebra l’11 dicembre in tutto il mondo per iniziativa delle Nazioni Unite dal 2003.
“Si tratta di una ottima premessa in vista del Natale – sottolinea la Coldiretti – non solo per le piste da sci ma per l`intero indotto delle vacanze in montagna, dall`attività dei rifugi alle malghe fino agli agriturismi. L’economia che ruota intorno al turismo invernale ha un valore stimato tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno tra diretto, indotto e filiera. Proprio dal lavoro di fine anno dipende, infatti, buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio”.
“Il Veneto può contare – spiega Diego Scaramuzza presidente regionale di Terranostra Campagna Amica Coldiretti – su quasi 1500 le aziende agrituristiche per la maggior parte situate in pianura un terzo in collina e 250 sui monti. La disponibilità è di 44,8 mila posti a tavola 13mila posti letto. Inoltre 673 malghe custodiscono l’architettura rurale e sono un presidio per la conservazione del paesaggio”.
“È qui che si custodiscono i segreti della caseaficazione e si tramandano i mestieri di un tempo – dice Scaramuzza – come il casaro, ad esempio, attività che sta riscuotendo successo soprattutto tra i giovani impegnati nella diffusione di antichi sapori e nella testimonianza diretta con la presenza anche nelle piazze e nei mercati dei produttori a kmzero”.
“Valori fortemente identitari che trovano consenso tra i consumatori – aggiunge Scaramuzza – prova ne è l’esperienza dei giovani malgari vicentini di Malga Serosa di Asiago che al Villaggio di Coldiretti a Napoli hanno registrato ‘il tutto esaurito’ per i formaggi di propria produzione portati nella città partenopea”.
“Le nuove generazioni che investono in alta quota dai Monti Lessini, all’Altopiano dei Sette Comuni fino alle Dolomiti, assicurano il territorio dal rischio concreto dello spopolamento della montagna. Essere agricoltore in questi luoghi – commenta Scaramuzza – significa svolgere molte funzioni da: operatore agrituristico a guida locale fino a manutentore delle piste, un ruolo a servizio della collettività. Preservando gli allevamenti, che hanno garantito fino ad ora biodiversità, ambiente e equilibrio socio-economico delle aree più sensibili, gli allevatori tutelano un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere l’abbandono e il degrado”.
(Foto: Coldiretti).
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