In relazione al comunicato emesso da alcune associazioni riguardo al progetto delle Grave di Ciano per la sicurezza idraulica del Piave, la Giunta regionale del Veneto ha voluto replicare alle accuse mosse.
Mercoledì il Comitato per la tutela delle Grave di Ciano aveva sostenuto, tra le altre cose, che “la Giunta regionale continua a non voler ascoltare i cittadini e i loro rappresentanti, rifiutando una pianificazione delle scelte strategiche per la gestione del territorio e delle emergenze concertate con i territori. L’assessore Bottacin e il presidente Zaia tirano dritto, incuranti. Molte sono però le cose che non dicono, e che dovrebbero invece essere oggetto di accurata valutazione. Innanzitutto non si dice che l’attività dei cantieri per realizzare le eventuali casse a Ciano durerebbe almeno una decina di anni. Da qui ad allora qual è il piano per contrastare rischi imminenti? Non sarebbe più utile e anche più proficuo per l’interesse di tutti fermarsi, attivare seriamente gli strumenti di concertazione e trovare una soluzione che possa essere attuata in tempi molto più rapidi? Magari quella già individuata dal Piano stralcio per la sicurezza idraulica del Piave da attuarsi a Ponte di Piave: realizzabile in minor tempo, molto meno impattante, non distruggerebbe un’area Rete Natura 2000 di inestimabile pregio ambientale e sarebbe pure finanziabile dal Pnrr”.
Innanzitutto “non corrisponde al vero – si legge in una nota ufficiale – affermare che la Giunta regionale segua la linea di condotta dell’assessore Gianpaolo Bottacin, in quanto in Italia la pianificazione degli interventi di difesa del suolo viene fatta dall’Autorità di Bacino, che è ente ministeriale. Ed è sempre il Ministero dell’ambiente che ha deciso di portare avanti la progettazione dell’intervento sulle Grave di Ciano, tant’è che ne ha finanziato la spesa già nel 2017.
Da allora, da parte della Regione, vi è stato il massimo coinvolgimento dei territori con vari incontri fatti direttamente dall’assessore Bottacin e non solo. Vi sono stati anche incontri istituzionali convocati dai prefetti di Venezia e di Treviso con la partecipazione di tutti i sindaci rivieraschi oltre a Regione, Consorzi di bonifica, Vigili del fuoco e altri stakeholder.
Anche in relazione al Piano Stralcio per la Sicurezza Idraulica del Piave, a cui fa riferimento il piano, poi superato da quello approvato dal Governo Letta nel 2013, va specificato che non prevedeva solo l’intervento di Ponte di Piave ma anche ulteriori interventi (tra cui appunto Ciano), in quanto tutti gli studi degli ultimi cinquant’anni prevedono la necessità di trattenere una quantità d’acqua di almeno 70 milioni di metri cubi e né Ciano né Ponte di Piave, presi singolarmente, sono in grado di trattenere tali quantitativi”.
La Giunta regionale, per il tramite di Bottacin, “aveva scritto ben sei volte all’allora ministro Costa (governo Conte 2) per sapere se confermava l’intervento e la risposta è stata positiva. Così come l’allora sottosegretario all’ambiente Morassut (governo Conte 2) ha ricordato alla Regione che “nessun ritardo sulla progettazione potrà essere tollerato””.
Restano “incomprensibili in ogni caso”, secondo la Regione, “la preoccupazione e il livore dei toni del comunicato, visto che il Comune di Crocetta del Montello ha avviato la causa contro la Regione e lo Stato e sarà un Tribunale a stabilire la verità. Se ci si fida della giustizia tali preoccupazioni risultano infondate”.
In relazione alla critica politica e alla richiesta di dimissioni di Bottacin, è lo stesso assessore a replicare: “Per quanto riguarda il tema del consumo del suolo, è proprio nel corso del mio primo mandato che la Regione Veneto si è dotata per la prima volta di una innovativa legge in questo àmbito. Come dovrebbe essere facilmente comprensibile a chiunque, gli effetti di una legge si vedono nel corso degli anni, non nell’immediatezza. Tra l’altro, nel rapporto sul consumo del suolo prodotto dal Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale si legge che “i cambiamenti (relativi al consumo di suolo) rimangono particolarmente elevati in Veneto anche se con tendenza al rallentamento”. Pertanto è lo stesso SNPA a certificare l’inversione di tendenza rispetto al passato, smentendo quindi le affermazioni del comunicato”.
“Tornando alla sicurezza idraulica – conclude l’assessore – grazie all’implementazione del piano di opere di mitigazione del rischio idrogeologico e al miglioramento dei sistemi previsionali che abbiamo messo in atto, in maniera inequivocabile si evidenzia che negli ultimi anni il Veneto si è posto al top non solo in Italia ma anche in Europa in tale àmbito. Non a caso le ultime violentissime emergenze meteo che hanno investito il Veneto hanno sortito danni molto minori rispetto a quanto sarebbe accaduto in assenza di tali attività. Cito solo a titolo di esempio l’evento di inizio dicembre 2020 che ha fatto registrare precipitazioni maggiori rispetto all’alluvione del 1966 (quando in Veneto ci furono oltre 100 morti) e a quella del 2010 (quando ci furono 32 rotture arginali e mezza Regione si allagò). Grazie a quanto messo in campo dalla Regione in termini di prevenzione e previsione, i danni sono stati decisamente inferiori sia al 1966 che al 2010. Analogamente anche per l’evento del 2018, denominato Vaia. Proprio relativamente a quest’ultimo, la Regione ha ricevuto il plauso anche del Presidente della Repubblica, oltre che di autorevolissimi tecnici e accademici, tutti concordi nel riconoscere che le opere di mitigazione del rischio realizzate hanno avuto un ruolo fondamentale nel preservare l’incolumità umana. Sta quindi nei fatti che il sottoscritto ha come unico interesse la salvaguardia dei cittadini veneti e ciò è stato ampiamente dimostrato sul campo. Pertanto non c’è alcun motivo di rassegnare le dimissioni ma anzi è necessario proseguire nell’opera intrapresa”.
Di diverso parere il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni, che afferma: “Anziché parlare di Tribunali, l’assessore Bottacin dovrebbe ascoltare il territorio: sette Comuni hanno affiancato Crocetta nel ricorso sulla realizzazione delle casse di espansione alle Grave di Ciano, strada inevitabile dopo che le loro ragioni sono state totalmente snobbate dalla Regione. A Roma la Lega chiede autonomia, in Veneto però impone alle comunità locali il centralismo veneziano; è paradossale. È un tema politico, non giudiziario. Se Bottacin non è in grado di difendere l’ambiente, che rientra nelle sue competenze, farebbe meglio a dimettersi”.
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
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