Ogni anno, il 2 febbraio, il mondo si ferma a riflettere sull’importanza di ecosistemi tanto preziosi quanto minacciati: le zone umide. Questi ambienti, dove l’acqua è il fattore dominante che plasma la vita vegetale e animale, rappresentano un patrimonio naturale di inestimabile valore per il nostro pianeta.
Nonostante coprano solo il 6% della superficie terrestre, le zone umide sono scrigni di biodiversità che ospitano il 40% di tutte le specie viventi. Dalle paludi ai fiumi, dalle barriere coralline ai bacini artificiali, questi ecosistemi svolgono un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio ambientale e nel sostenere la vita umana. Non è un caso che circa una persona su otto nel mondo dipenda direttamente da questi ambienti per il proprio sostentamento.
Le zone umide sono vere e proprie infrastrutture naturali che forniscono servizi essenziali: regolano il ciclo dell’acqua, controllano le inondazioni, purificano le risorse idriche e proteggono il 60% dell’umanità che vive lungo le coste da tempeste, uragani e tsunami.
Nonostante il loro valore, questi preziosi ecosistemi stanno scomparendo a un ritmo allarmante, tre volte più veloce delle foreste. Dal 1970, abbiamo già perso il 35% delle zone umide globali. Le cause di questo declino sono molteplici: dal drenaggio per l’agricoltura all’espansione edilizia, dall’inquinamento alla pesca eccessiva, dalle specie invasive ai cambiamenti climatici.
Spesso, nei paesi di scarsa cultura scientifica questi ambienti vengono erroneamente considerati “terre desolate” anziché riconosciuti come fonti vitali di risorse e servizi ecosistemici.
Per contrastare questa tendenza, la comunità internazionale si è mobilitata attraverso la Convenzione di Ramsar, che coordina gli sforzi globali per la conservazione delle zone umide. Attualmente, esistono più di 2500 siti Ramsar nel mondo, che coprono oltre 2,5 milioni di chilometri quadrati. Un passo importante sarà la COP15 sulle zone umide, prevista in Zimbabwe nel 2025, durante la quale i paesi firmatari si riuniranno per definire un piano triennale di conservazione.
La sfida più grande, tuttavia, è quella di elevare la cultura umana nei confronti di questi ecosistemi. È necessario che governi e comunità comprendano il vero valore delle zone umide e si impegnino attivamente nella loro protezione. Solo attraverso una rinnovata consapevolezza e azioni concrete potremo preservare questi ambienti vitali per le generazioni future, garantendo la continuità dei loro benefici ambientali, economici e sociali per l’intera umanità.
Domenica 2 febbraio è stata una giornata ricca di iniziative in presenza ed in rete dedicate alle zone umide in tutto il mondo, con numerose conferenze e proficui scambi tra scienziati, decisori politici, organizzazioni non profit e cittadini attivi nella valorizzazione di questi preziosi ecosistemi a livello globale. L’assenza dei nostri rappresentanti ha evidenziato l’opportunità di rafforzare il coinvolgimento delle nostre comunità nelle prossime edizioni, per contribuire ancora più efficacemente alla tutela di questi importanti ecosistemi.
(Autrice: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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