L’attività straordinaria non è stata fare un censimento notturno di gechi, ma dove farlo! Ma andiamo per ordine. Vi sarà sicuramente capitato di incontrare quella piccola lucertolina dal corpo tozzo e dalla testa grande su qualche roccia o su qualche albero. Se si, siete stati fortunati o avete un buon occhio da biodetective che sa dove andare a scovarli in natura.
In alternativa nessuna paura, se siete in un’area urbana alzate gli occhi verso l’intonaco di qualche condominio o palazzo di fronte a voi e aspettate la sera e sotto qualche piccola fonte luminosa, qualche geco lo vedrete di sicuro.
A voler rincarare la dose, ormai non è poi così raro avere un geco come coinquilino, un vero e proprio insetticida biologico! Non a caso, anche per il geco esistono leggende e detti popolari che identificano questo piccolo sauro come un vero e proprio portafortuna per la casa che lo accoglie.
Il nome scientifico del geco comune, Tarentola mauritanica, dà un buon indizio della distribuzione originaria del geco che è legato alla fascia mediterranea e, in Italia, lungo tutte le fasce costiere, in particolare quelle tirreniche, dove viene segnalato anche in aree centrali dove gli inverni non sono troppo freddi.
Nella fascia adriatica, l’area geografica originaria del geco era quella meridionale, le popolazioni delle coste adriatiche centro settentrionali, della pianura padana e delle aree collinari e prealpine sono il frutto di introduzioni volontarie o accidentali.
Ma introduzioni a parte, quello che è straordinario è il periodo dell’adattamento di una specie mediterranea in ambienti che vanno oltre le fasce collinari. Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad un innalzamento altitudinale del geco che sa ben sfruttare nicchie ecologiche che il cambiamento climatico mette a disposizione.
Chissà quali saranno i nuovi legami tra i gechi “prealpini” e le altre specie fino ad ora sconosciute? In pianura durante la primavera e l’estate, con un po’ di attenzione si sentono i gechi cantare; attirare le femmine e scacciare gli altri maschi è il lavoro di ogni maschio nel periodo degli accoppiamenti che va da marzo a luglio.
Quando le 2 o 3 uova depositate in qualche anfratto si schiudono, i piccoli gechi, che non raggiungono i due centimetri, diventano cibo per i passeri che, pur granivori, arricchiscono la dieta con questa fonte proteica utile per svezzare i piccoli passerotti.
Chissà cosa succede a quote maggiori? Chissà come cambierà la sua ecologia ed etologia? Quale sarà il rapporto tra questo piccolo sauro mediterraneo e le altre specie?
Il piccolo geco già trent’anni fa è stato un indicatore biologico della crisi climatica che stiamo vivendo ed è un altro bellissimo esempio di come la zoologia ci aiuti a capire il mondo in cui viviamo.
(Autore: Paola Peresin).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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