Il ritorno in Veneto della lontra europea, specie estinta sessant’anni fa: documentate scientificamente le tracce sul torrente Digon

Un mustelide lungo circa un metro, con la pelliccia marrone e i baffi spessi, fa capolino lungo il torrente Digon, in Comelico. È la bella notizia di oggi: il presumibile ritorno di una specie che in Italia viene considerata come estinta e riconferma l’ottimo stato di salute dell’ecosistema idrico del Bellunese, nonostante la tempesta Vaia. L’esemplare di lontra europea (lutris lutris) di cui è stata accertata la presenza non è ancora stata fisicamente avvistata, ma il ritrovamento di tre escrementi in prossimità di un ponte sul Digon lasciano pochi dubbi.

Michele Cassol, dottore forestale, assieme a Gabriele De Nadai e il friulano Luca Lapini, che è un esperto di questa specie, sono i tre ricercatori che hanno portato a termine lo scorso 12 novembre una pubblicazione scientifica sul ritorno di questo mustelide: oggi, venerdì 2 dicembre, hanno comunicato alla stampa il risultato del loro studio.

La lontra in Italia è una specie estremamente rara: dalle documentazioni si ritiene sia scomparsa oltre cinquant’anni fa a causa di problemi legati allo spopolamento, ma anche e soprattutto alla presenza di sostanza cloridriche nei corsi d’acqua, che causavano una minore fertilità nei maschi. Si tratta di una creatura prevalentemente notturna, carnivora e dotata di un formidabile udito: pare infatti sia in grado di sentire, per esempio, il richiamo delle rane negli stagni d’alta quota, provvedendo così a raggiungerle per cibarsene. Le dimensioni variano, ma un maschio può arrivare a pesare anche undici chili e in genere domina un tratto lungo dieci o venti chilometri.

Le tracce documentate, che hanno un odore molto caratteristico, sono degli “sprite” ovvero delle gocce di escrementi che contengono (visibilmente) delle uova di trota fario, di cui questo esemplare si è probabilmente cibato: proprio questo indizio porta i ricercatori ad affermare con certezza che, nonostante gli escrementi depositati sulle pietre possano permanere a lungo, si tratta di un ritrovamento recente e indica così un ritorno dell’animale nel territorio bellunese.

“Abbiamo pensato di pubblicare il dato e iniziare le ricerche: il fenomeno è molto interessante, anche perché la lontra potrebbe essere anche da altre parti. La popolazione doveva saperlo” continua il dottor Cassol. “Inoltre, noi supponevamo che le lontre potessero arrivare dal Friuli, ma ci sembra più probabile una derivazione austriaca”.

Il ritorno della lontra europea, benché in modo ancora così discreto, garantirebbe secondo i ricercatori una selezione naturale positiva e confermerebbe la qualità dei corsi d’acqua nel territorio bellunese. Della lontra si era sentito parlare in Austria, in Friuli e in Trentino. “Sapevamo della presenza della lontra in Friuli, in zona Tarvisio, risalenti al 2011, e quinti potevamo immaginare un ritorno anche nella zona dell’alto Bellunese” ha commentato Pietro Salvadori, della Direzione Agroambiente della Regione Veneto, portando i saluti dell’assessore Cristiano Corazzari. Nel 2019 il professor Filacorda aveva trovato qualcosa di simile in zona Cima Sappada.

“La Val Digon ha diverse particolarità: ogni anno è interessata da una serie di piene improvvise – spiega Ferdinando Gant, – ma è stata quasi completamente graziata dalle conseguenze della tempesta Vaia. Ci sono state segnalate delle presenze particolari in passato ma in effetti è una specie facilmente scambiabile con altri mustelidi, come la puzzola, il visone, la martora, per chi la vede da lontano”.

“In questa rivoluzione faunistica, con il ritorno di tutti questi animali, questa è una notizia importante perché si sta ripristinando la zoocenosi tipica del territorio – conclude Franco De Bon, consigliere delegato alla caccia – Il ruolo delle istituzioni e della Polizia provinciale torna quello di valorizzare le specie che portano equilibrio ed eliminare quelle che portano disequilibrio all’ecosistema”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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