Pubblichiamo per gentile concessione l’articolo di politica economica di Giorgio Pogliotti uscito sull’edizione del quotidiano Il Sole 24 Ore di giovedì 23 marzo 2023 dal titolo “Oltre uno studente su quattro vede il proprio futuro fuori dall’Italia. Oggi alla Luiss l’indagine a cura della Fondazione Bruno Visentini”.
Più di uno studente su quattro vede il proprio futuro in un altro Paese europeo o extraeuropeo. Un’idea dei fattori di contesto che spingono i giovani a lasciare l’Italia la offre l’Indice di divario generazionale: fatto 100 il livello del 2006, nel 2021 ha toccato 141 punti, leggermente al di sotto del picco di 144 punti del 2020, ma ancora ben sopra la fase pre-pandemica (134 punti nel 2019), sui livelli della recessione del 2012. Tra i 43 indicatori che costituiscono i 14 domini dell’Indice, quelli più penalizzanti per i giovani riguardano il peso eccessivo del sistema pensionistico sui conti dello Stato, la parità di genere (sotto il profilo dell’occupazione e delle retribuzioni), la povertà (intesa come povertà assoluta ma anche come rischio di povertà). Sui giovani grava anche la zavorra del debito pubblico, peggiorano gli indicatori relativi al credito e risparmio (che considera il livello di risparmio e l’indebitamento delle famiglie) e al capitale umano (abbandono scolastico, spese in educazione, competenze).
È il quadro contenuto nel rapporto su “Il divario generazionale, la generazione Z e la permacrisi” che sarà presentato questa mattina alla Luiss Guido Carli a Roma, a cura della Fondazione Bruno Visentini, alla presenza tra gli altri del ministro Andrea Abodi (Sport e giovani). I condirettori scientifici della Fondazione, Luciano Monti e Fabio Marchetti (entrambi professori della Luiss), illustreranno anche i risultati di un’indagine condotta tra 5mila giovani tra 13 e 20 anni, che contiene novità interessanti, in controtendenza rispetto a molti luoghi comuni: in particolare circa due terzi del campione intervistato propende per una vita professionale autonoma (49,6%) o da imprenditore (15,5%), a fronte di un 34,9% che dichiara di aspirare al lavoro dipendente. Quanto alla domanda “a quale tipologia di corso universitario sei più interessato”, quasi la metà (il 49,1% per l’esattezza) ha risposto optando per le materie Stem. Dopo la scuola il 51,9% vuole proseguire con gli studi universitari, il 37,6% entrare nel mondo del lavoro, il 6,1% proseguire con l’istruzione terziaria o la formazione professionale”.
(Fonte: Copyright Il Sole 24 Ore. Divieto assoluto di riproduzione da parte di terzi).
(Foto: Freepik).
#Qdpnews.it