In occasione dell’inaugurazione della base HEMS a Pieve di Cadore, giovedì, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha parlato di sanità alla platea, composta da sindaci del territorio bellunese, personale sanitario, Soccorso alpino e varie altre autorità. A fianco a lui era presente l’assessore Manuela Lanzarin, delegata alla sanità. Nel suo discorso, il presidente ha affrontato due questioni d’attualità particolarmente sentite nelle zone montuose del Veneto: la mancanza di personale nelle corsie degli ospedali e, in generale, da assumere e la chiusura dei punti nascita nei centri più piccoli.
“Per i medici, il Veneto deve continuare a restare attrattivo: se il personale sanitario sceglie di non venire qui è perché ci sono pochi professionisti sul mercato e quindi, praticamente, hanno la possibilità di andare dove vogliono. Se quindici anni fa avessi detto “se avete un amico medico, mandatecelo e noi lo assumiamo”, mi avrebbero arrestato, perché per legge sarebbe stato necessario rivolgersi a un concorso pubblico. Oggi invece ci è concesso di andare a suonare i campanelli: questo significa che è mancata la programmazione in passato a livello nazionale”.
Zaia ha ricordato che nel 2018 la sua amministrazione regionale ha assunto 300 neolaureati in medicina e chirurgia, portandoli a lavorare anche con il Pronto soccorso quando è stato ritenuto necessario.
Il discorso del presidente ha poi accennato alla questione della chiusura dei punti nascita della regione: “La sanità del futuro, che comprenderà le nuove tecnologie della telemedicina e dell’intelligenza artificiale, è iper-specialistica. Comprenderete che un reparto abbia bisogno di lavorare con costanza nello stesso ambito per diventare eccellente nella propria specializzazione, affrontando casi simili con frequenza per affinare la capacità di risolverli.
Per quanto riguarda le strutture, abbiamo ereditato dall’amministrazione precedente 68 ospedali, stiamo cercando con fatica di riconsegnarne altrettanti, molti ampliati o ammodernati: esiste una legge che prevede che tutti i punti nascita sotto i 500 parti all’anno debbano essere chiusi e, se sono ancora aperti, è perché noi ci siamo assunti la responsabilità di lasciarli tali”.
“Ringrazio i medici, 12mila, e gli operatori sanitari, che in Veneto non timbrano il cartellino – ha concluso Zaia, – ma spesso portano avanti anche un’opera di volontariato: svolgere queste professioni è una missione di vita”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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