L’impennata delle temperature con il caldo record preoccupa anche gli allevatori veneti.
Oltre alla crisi idrica per le coltivazioni in campo e l’irrigazione aggiuntiva per piante e vigneti gli imprenditori agricoli segnalano l’aumento dei costi dell’energia elettrica tre volte superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
È quanto afferma Coldiretti Veneto che monitora gli effetti causati in campagna dalla settimana più calda del 2021. “I valori sono triplicati – commenta Ivano Fighera titolare della fattoria “VaKa Mora” di Istrana in provincia di Treviso completamente robotizzata – le bollette da 1.800 euro sono passate a 4.400”.
Dello stesso parere anche Dario Cabianca titolare dell’omonima stalla a Grisignano di Zocco.
“Ventilatori, doccette e refrigeratori, tutti gli strumenti ordinari e non, ai fini del benessere animale incidono sul bilancio aziendale. Gli sbalzi del termometro – spiega Dario Cabianca – hanno impatto anche sulla produzione di latte che nei prossimi giorni potrebbe subire un calo. Sempre lo stress subito dai bovini interferisce sulle proteine, i grassi e quindi sul loro peso”.
“L’agricoltura – sottolinea Coldiretti – è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne e nel presidio dei boschi. A tal proposito Coldiretti Veneto ricorda a tutti i cittadini che in vista della ricorrenza del Ferragosto e al tradizionale picnic occorre fare attenzione evitando il pericolo della diffusione delle fiamme favorito dalle alte temperature, a causa dei comportamenti imprudenti”.
“Un rischio reale per l’Italia che è un Paese boscoso con più di 1/3 (38%) della superficie totale nazionale coperta da foreste, secondo l’analisi della Coldiretti dalla quale emerge che si tratta di ben 11,4 milioni di ettari, decine di migliaia dei quali sono già andati in fumo quest’estate con il fuoco che ha travolto boschi, macchia mediterranea, animali, oliveti e pascoli con danni economici ed ambientali incalcolabili. La prima regola da seguire nel bosco è quella – afferma Coldiretti – di evitare di accendere fuochi non solo nelle zone boscate, ma anche in quelle coltivate o nelle vicinanze di esse, mentre nelle aree attrezzate, dove è consentito, occorre controllare costantemente la fiamma e verificare prima di andare via non solo che il fuoco sia spento, ma anche che le braci siano completamente fredde”.
“Soprattutto nelle campagne – precisa Coldiretti – non gettare mai mozziconi o fiammiferi accesi dall’automobile e nel momento in cui si è scelto il posto dove fermarsi verificare che la marmitta della vettura non sia a contatto con erba secca che potrebbe incendiarsi”.
“Inoltre – continua – non abbandonare mai rifiuti o immondizie nelle zone boscate o in loro prossimità e in particolare, evitare la dispersione nell’ambiente di contenitori sotto pressione (bombolette di gas, deodoranti, vernici, ecc.) che con le elevate temperature potrebbero esplodere o incendiarsi facilmente”.
Nel caso in cui venga avvistato un incendio non prendere iniziative autonome, ma occorre mantenersi sempre a favore di vento evitando di farsi accerchiare dalle fiamme per informare tempestivamente le autorità responsabili. Dal momento che, secondo Coldiretti, un elevato numero degli incendi è opera di piromani o di criminali interessati alla distruzione dei boschi, occorre collaborare con la Forestale e con i corpi di Pubblica sicurezza per fermare comportamenti sospetti o dolosi favoriti dallo stato di abbandono dei boschi nazionali.
(Fonte e foto: Coldiretti).
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