In Veneto il nuovo Testo unico europeo sulle produzioni Dop e Igp, che alzerà le garanzie riservate alle denominazioni protette e rafforzerà il ruolo dei Consorzi e la trasparenza verso i consumatori, salva un fatturato annuo di 4,817 miliardi di euro.
A tanto ammonta il valore della produzione agricola degli 89 cibi e vini certificati in Regione (è la prima in Italia per numero e valore di prodotti a Denominazione riconosciuti dall’UE).
Nello specifico, il comparto dei prodotti agroalimentari Dop e Igp vale 433 milioni di euro, mentre quello vitivinicolo (Doc, Docg e Igt) addirittura 4,384 miliardi di euro. Le prime province per impatto economico sono Treviso (2,209 miliardi) e Verona (1,410 miliardi), seguite da Vicenza (498 milioni), Padova (333 milioni) e Venezia (330 milioni).
In tutto, nel comparto delle denominazioni sono impiegati 27.372 operatori: 23.605 nel vino, 3.767 nel cibo. Il nuovo “Testo unico europeo sui prodotti a Denominazione di origine protetta e Indicazione geografica protetta” prevede l’obbligo di indicare sull’etichetta di qualsiasi prodotto Dop e Igp il nome del produttore e, per i soli prodotti Igp, l’origine della materia prima principale, nel caso provenga da un Paese differente rispetto allo Stato membro in cui è prodotta.
Le varie menzioni, come quella del Prosek, non possono in alcun modo evocare Denominazioni di origine protetta già esistenti e garantite da rigidi disciplinari. “Tale normativa – spiega il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini – rappresenta un traguardo per tutto il settore agricolo di qualità”.
Peraltro, prosegue, “le eccellenze venete contribuiscono a coniugare il territorio, la tradizione, il turismo e la sostenibilità. La nostra Regione ha fatto delle tipicità certificate, e della biodiversità, un punto di forza relativamente al made in Italy. Motivo per cui le Dop, le Igp e tutte le altre certificazioni vanno tutelate attraverso adeguati strumenti”.
Il nuovo Testo unico europeo, precisa Passarini, “va proprio nella direzione della massima salvaguardia delle eccellenze stesse. Ovvero, non vi sarà più il rischio di imbatterci, ad esempio, nel Prosek o nel Parmesan: si tratta di una nomenclatura che nulla c’entra coi prodotti di elevata qualità”.
Da ultimo, ricorda il presidente, “tutti gli attori che ruotano attorno al settore del primario, in primo luogo le Istituzioni competenti, sono chiamati a sostenere un equo reddito a favore degli imprenditori agricoli”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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