“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”: 70 anni senza Maria Montessori

Moltissimi la conoscono e ricordano perché il suo volto apparve per molti anni sulle banconote da mille lire della Repubblica italiana. Maria Montessori (Maria Tecla Artemisia all’anagrafe), non si guadagnò per caso un posto su uno degli oggetti più usati in assoluto dagli italiani fino al cambio di conio, vent’anni fa.

Nata a Chiaravalle, in provincia di Ancona, nel 1870, Montessori fu tra le prime donne a laurearsi in medicina nel nostro Paese e la sua carriera lavorativa è stata di primissimo livello e ricca di sfaccettature: fu infatti – oltre che medico – educatrice, pedagogista, neuropsichiatra infantile e filosofa.

A lei è indissolubilmente legato il “metodo” che porta il suo nome, ovvero il sistema educativo attualmente praticato da circa 60 mila scuole in tutto il mondo – in particolare quello anglosassone e tedesco – e destinato a bambini e ragazzi fino ai 18 anni di età.

La pedagogia secondo Maria Montessori si basa sull’indipendenza e sulla libertà di scelta del percorso educativo (sia pure entro determinati limiti) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, psicologico e sociale del bambino. Tutto ciò con l’obiettivo di arrivare all'”educazione cosmica”, un senso di responsabilità e di consapevolezza verso le relazioni che collega ogni entità microcosmica al macrocosmo. “Ognuno, nella vita, ha una funzione che non sa d’avere e che è in rapporto col bene degli altri. Lo scopo dell’individuo non è di vivere meglio, ma di sviluppare certe circostanze che sono utili per altri” è uno degli assunti alla base del pensiero montessoriano.

Maria Montessori morì a Noordwijk, in Olanda, il 6 maggio 1952. Oggi venerdì, perciò, ricorrono i 70 anni dalla morte, che anche il presidente del Veneto Luca Zaia ha voluto ricordare sui propri canali social: “Si prodigò molto per i bambini – scrive il governatore – dando il via a un metodo educativo che oggi viene riscoperto in tante scuole. L’epitaffio sulla sua tomba (in foto, ndr) è un monito che, tanto più oggi, suona attuale”.

(Foto: Facebook Luca Zaia).
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