Manca poco all’alba a Sant’Elena di Venezia e il quartiere è ancora dormiente: percorrendo viale IV Novembre mentre si sollevano le prime serrande dei bar, si intravede dall’altra parte del Rio l’insegna del Morosini, la Scuola Navale. Già prima di raggiungere il cortile si può percepire il ritmo preciso degli stivaletti dei ragazzi che sopraggiungono ordinati, disponendosi in squadre per l’alzabandiera.
È soltanto la prima mezz’ora della lunga giornata di un allievo, costellata di impegni, di attività, di studio, di tradizione, ma anche di responsabilità: quello proposto dal Morosini non è più, com’era un tempo, un percorso finalizzato al solo collocamento dell’allievo in Marina ma il rigore, l’ordine e i tipici valori di questo mondo sono ancora la priorità di questa didattica.
Con una storia che inizia nel 1937 con il Collegio Navale, che aveva il compito di preparare i giovani della Regia Marina, il Morosini ospitò dal 1946 al 1960 i corsi delle Scuole Sottufficiali della Marina Militari, per poi riconvertirsi a Collegio Navale per suscitare nei giovani l’interesse alla vita sul mare.
L’intitolazione a Francesco Morosini, grande ammiraglio e stratega veneziano, poi divenuto Doge, è un ovvio omaggio alla città, che vanta una tradizione navale riconosciuta a livello internazionale. Nel 1997, il Morosini diventò Scuola Navale Militare e, soltanto nel 2010, venne aperta anche agli allievi di sesso femminile, il cui numero di iscrizioni è in costante aumento ogni anno. Attualmente gli allievi sono 168, divisi in tre corsi. Lo scorso 20 settembre è avvenuto il passaggio di consegne dal capitano di vascello Marcello Ortiz Neri al capitano di vascello Gianpaolo Nardone, che da ottobre ha assunto il comando dell’istituto.
All’interno della Scuola si svolgono gli ultimi tre anni di Liceo scientifico e classico tradizionale, con professori esterni ma con personale del campus in divisa: per accedervi bisogna superare una selezione piuttosto severa, che valuta il rendimento nei primi due anni di superiori altrove e la motivazione del candidato nel portare avanti la propria strada. Questo significa che in terza questi ragazzi devono aver già deciso, con fermezza, di voler intraprendere un percorso che li terrà lontani da casa a lungo e che insegnerà prima di tutto il rigore e il senso del dovere: un percorso duro che consente una crescita forse accelerata, secondo la percezione dei ragazzi.
A determinare il loro status, oltre all’anzianità, c’è una vera e propria classifica: semplicemente i più alti in classifica hanno l’onore e l’onere di avere determinate responsabilità nelle classi inferiori, in un ordine meritocratico. Al primo anno, per esempio, i ragazzi devono farsi riconoscere correndo con i gomiti alti per spostarsi nei corridoi e nel piazzale. La giornata si svolge con un rituale preciso: in caso contrario è prevista l’assegnazione di una penalità, che spesso va a incidere sulle licenze, proprio come durante il servizio di leva. Prima del pranzo, quindi dopo le lezioni, i ragazzi leggono le attività della giornata e vi si adeguano, volenti o nolenti. Al Morosini si pratica tantissimo sport: al pomeriggio le discipline possono essere vela, canottaggio, voga veneta, ma anche basket, atletica leggera, pallavolo e nuoto. C’è anche un laboratorio di informatica e uno di arte, oltre a spazi per il tempo libero che consentono una socializzazione informale tra i ragazzi.
L’onore più grande, per un “morosiniano” è poter imbarcare su una nave della Marina Militare (tra queste c’è proprio l’Amerigo Vespucci, qui il link al servizio) nel periodo estivo, al termine dell’anno scolastico, per salpare – letteralmente – verso il proprio futuro.
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