La potenzialità della chimica bio-based nei settori produttivi italiani

La chimica è da anni avviata a una progressiva e crescente sostenibilità grazie all’impegno costante delle aziende in questo ambito. Un contributo notevole arriva dalla chimica bio-based, il comparto della chimica che utilizza materie prime rinnovabili, provenienti dalla terra e dal mare, per realizzare prodotti innovativi a basso impatto ambientale e in grado di contribuire alla decarbonizzazione dell’economia. I settori coinvolti nella chimica bio-based sono molteplici: tra i principali quelli dei biopolimeri, biocombustibili, biocarburanti, biolubrificanti, bioerbicidi e biocosmetici.

La sostenibilità di tali prodotti è data da un lato dal fatto che sono sviluppati a partire da materie prime di origine agricola o derivanti da scarti (come, ad esempio, scarti della filiera agroalimentare, delle foresta e del legno), costruendo filiere integrate con il mondo agricolo, dall’altro dal fatto che sono progettati al fine di ridurre gli impatti e l’inquinamento, oltre a promuovere, in molti casi, la riconversione e lo sviluppo di impianti all’avanguardia. La chimica bio-based ha, però, un’altra caratteristica che la rende particolarmente interessante e ricca di potenzialità. Non solo contribuisce a risolvere alcune problematiche ambientali legate al settore chimico, ma rende più sostenibili anche gli altri settori produttivi, che sono messi in condizioni di ridurre e valorizzare i propri scarti, trasformandoli in nuova materia prima, o di utilizzare prodotti con un minore impatto ambientale. La crescita della chimica bio-based va oltre, dunque, a una riduzione degli impatti ambientali, ma aiuta nel progresso verso la sostenibilità dell’intero sistema economico.

Perciò monitorare i progressi in questo campo è una cartina di tornasole dello stato di avanzamento di una nazione nella transizione ecologica. Nello specifico, la chimica bio-based nel 2023 ha registrato un valore della produzione intorno ai 3,9 miliardi di euro, seppure con un calo di 700 milioni rispetto al 2022 e incide per circa l’1% sul totale della bioeconomia circolare italiana. In termini occupazionali la stima è intorno agli 8000 addetti, lo 0,4% sul totale dei lavoratori nella bioeconomia.

Le bioplastiche compostabili, punto di forza della chimica bio-based italiana, stanno vivendo una fase di flessione causata dalla concorrenza dei prodotti definiti impropriamente come “riutilizzabili” e dalle importazioni di manufatti compostabili dal Far East. Nonostante ciò, le imprese italiane delle bioplastiche sono aumentate nel 2023, arrivando a 288 unità.

(Autore: Fondazione Symbola – redatto in collaborazione con Cluster Spring e Novamont)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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