Cosa pensereste se in una mostra dedicata al Tintoretto ci fosse il San Giovanni decollato di Caravaggio o se in una qualche corsa d’epoca dedicata al genio di Ferdinand Porsche sfilasse una Dino Ferrari, che il bravo presentatore esperto elogia come esempio di storia della meccanica tedesca?
Immagino la risposta. Tenetela in caldo e traslatela alle notizie zoologiche dove gli esempi (in realtà molto improbabili su arte e macchine) di cattiva informazione risultano drammaticamente ordinari, per non dire quotidiani.
Scrivere di una specie e allegare le foto di un’altra è, purtroppo, attività comune in molte testate giornalistiche e anche in qualche testo scolastico (raro, ma purtroppo esiste). Il perché credo sia noto; la conoscenza zoologica non rientra nel patrimonio culturale del nostro Paese. È una triste realtà di casa nostra, purtroppo.
Così trovate articoli che vi vogliono informare sulla presenza e biologia delle lontre illustrando il testo con foto di nutrie, notizie di api con foto di vespe, di caprioli con foto di daini e di sciacalli con foto di volpi. Colpa di quello che si trova in Internet? Direi di no, la rete è come il bar, luogo accogliente per tutti noi, dove però solo se conosci chi parla capisci se quello che dice può avere più o meno un senso. E se poi vuoi fare informazione, riconoscere le fonti, soprattutto nella rete, diventa un lavoro di fino, oggi più che mai.
Ma entriamo nel merito. È il 1984 quando a San Vito di Cadore viene abbattuto uno sciacallo dorato (Canis aureus) e otto anni dopo, il 25 giugno del 1992, un giovane maschio viene investito sul Terraglio a Preganziol. Sono passati ormai 30 anni da quella prova incontrovertibile che Luca Lapini del Museo di Udine ha fornito a tutti noi per essere sicuri della presenza di questo splendido canide nel territorio trevigiano.
Gli avvistamenti di un “probabile sciacallo” erano già stati condivisi da tempo, ma, si sa, la zoologia ha bisogno di prove, e la carcassa del giovane maschio di un anno compiuto e dal peso di 10,6 kg non ha lasciato alcun dubbio; il territorio trevigiano fa parte dell’areale della specie che, ricordiamolo, è particolarmente protetta.
La storia della presenza di questa specie nel territorio italiano è una storia avvincente, di espansione della specie e di colonizzazione di nuove aree e di nicchie ecologiche molto interessanti. Gli vogliamo dedicare una foto che inequivocabilmente lo presenti a chi ancora oggi confonde volpi con sciacalli? Io credo di sì.
(Autore: Paola Peresin).
(Foto: Carlo Galliani).
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