L’occupazione in Veneto continua a crescere, seppure a un ritmo meno sostenuto rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dai dati della Bussola trimestrale sul mercato del lavoro regionale a cura dell’Osservatorio di Veneto Lavoro. Nell’ultimo anno i posti di lavoro dipendente sono cresciuti in regione di circa 37 mila unità, nonostante il terzo trimestre dell’anno si sia rivelato negativo, come sempre accade in tale periodo per la conclusione dei contratti di lavoro stagionale, con una perdita di 11.500 posti.
A partire dalla fine del 2014, momento che ha segnato l’avvio della ripresa occupazionale, i posti di lavoro sono aumentati di 125 mila unità, recuperando ampiamente le perdite subite durante la crisi e mantenendosi su livelli molto elevati e vicini ai massimi storici. Tra luglio e settembre 2018 sono tornati a crescere i contratti a tempo indeterminato, aumentati di 6.500 unità nel trimestre e di quasi 8 mila posizioni su base annua.
Merito soprattutto delle trasformazioni di rapporti a termine (+66% rispetto al 2017), sospinte dagli incentivi introdotti dalla legge di stabilità per l’assunzione dei giovani under 35 e dall’elevato numero di contratti a tempo determinato stipulati lo scorso anno, di cui le trasformazioni attuali sono diretta conseguenza. Prosegue inoltre il trend di crescita del tempo determinato (+6%) e in particolare dei contratti di durata superiore ai 6 mesi, mentre il lavoro somministrato registra una brusca frenata (-26%).
La dinamica trimestrale risulta fortemente influenzata dalla stagionalità tipica del periodo, che spiega il calo dei settori del commercio (-3.500 posizioni di lavoro) e del turismo (-23.100), così come il saldo positivo dell’istruzione (+13.400), effetto dell’assunzione del personale precario della scuola, e dell’agricoltura (+7.400), che registra un saldo anche migliore di quello dello scorso anno. Sul fronte industriale, segno meno per il manifatturiero (-1.800), positiva l’edilizia (+500). Su base annua la crescita si conferma trainata dal settore dei servizi (+20.000).
Venezia è la provincia che ha risentito maggiormente della fine della stagione turistica, perdendo 20.300 posti di lavoro, ma saldi negativi si registrano anche a Belluno (-2.200) e Rovigo (-800). Bilancio positivo nelle altre province: +5.600 a Verona (un risultato migliore rispetto a quello dello scorso anno), +2.800 a Padova, +2.100 a Treviso e +1.200 a Vicenza.
“La ripresa dei contratti a tempo indeterminato – commenta l’assessore regionale al lavoro, Elena Donazzan – appare effetto prevalente della stabilizzazione dei contatti a termine stipulati lo scorso anno. Permane sia sul fronte economico che, di riflesso, su quello occupazionale, un sostanziale clima di incertezza, dovuto anche ai recenti interventi normativi. Sotto questo punto di vista, è tuttavia presto per valutare gli effetti del ‘decreto dignità’ che essendo entrato pienamente in vigore solo nel mese di novembre per quanto riguarda le modifiche alla disciplina del contratto a tempo determinato, ancora non ha avuto impatto sulle dinamiche occupazionali. Gli effetti potranno cominciarsi a vedere solo nel prossimo trimestre”.
“Il quadro occupazionale veneto va inoltre letto contestualmente allo scenario economico internazionale – avverte l’assessore – che evidenzia un progressivo indebolimento della crescita. Le previsioni di crescita del Pil veneto dell’1,2% sia nel 2018 che nel 2019, trovano per ora conferma nei dati della produzione industriale e dell’export. Ma si tratta di risultati in flessione rispetto ai valori realizzati lo scorso anno e che scontano anche un progressivo ridimensionamento degli investimenti”.
(Fonte: Regione Veneto).
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