Le discriminazioni di genere sono lontane da essere superate: le donne chiedono parità di trattamento in ogni ambito della loro vita


Le donne hanno il 17% di possibilità in più degli uomini di morire in seguito ad un incidente stradale. Per quale motivo? L’unico sedile che viene comunemente testato con un manichino per crash test basato sull’anatomia femminile è quello del passeggero anteriore.

E non è finita qui. Le pianiste hanno il 50% di possibilità in più di subire lesioni alle mani perché le tastiere sono progettate per la portata media degli uomini. Nel Regno Unito le poliziotte indossano giubbotti anti taglio progettati per il fisico maschile, che, oltre ad essere più scomodi, le proteggono meno rispetto a quelle dei colleghi.

Sono solo alcuni esempi per mostrare quanto gran parte delle decisioni politiche, urbanistiche, aziendali e di design – tutte basate sulla raccolta dei dati – ignorino o sottostimino la conformazione del corpo, le necessità e le abitudini femminili.

Un problema particolarmente grave quando si parla di medicina, dato che può portare ad errori di diagnosi anche fatali. È noto, per esempio, che è molto più probabile che un medico non riconosca un infarto in una donna, perché i sintomi “classici” degli attacchi cardiaci – indovinate un po’ – sono quelli maschili e non coincidono affatto con quelli manifestati più di frequente dai corpi femminili.

“Qualche anno fa, ho cominciato a rendermi conto di quanto fosse ironico il fatto che per lavoro mi occupassi di studiare il declino della fertilità legato all’età che avanza e non mi stessi affatto interessando della mia, di fertilità” racconta Helen O’Neill, medico, esperta di scienze della riproduzione e docente universitaria di genetica riproduttiva e molecolare all’Università di Londra. È stato in quel momento che si è trovata plasticamente di fronte alla disparità di trattamento tra uomini e donne e al gap di ricerca esistente. “Quando ho cominciato a informarmi sulla possibilità di congelare i miei ovuli, sono stata praticamente liquidata”, continua O’Neill. “Mi è stato detto di lasciar perdere e di non pensarci fino a quando non avrei compiuto almeno 35 anni. E mi sono chiesta: se persino io, che ho una formazione specifica sul tema e so esattamente come funziona, non vengo ascoltata, che cosa ne è di tutte le donne che cercano di capirne qualcosa in più a proposito della propria fertilità?”. Da questa esperienza è nata, nel 2019, Hertility Health. La startup, fondata da un gruppo tutto al femminile capitanato da Helen e dalla sorella gemella Deirdre, un’avvocata attenta ai temi della privacy dei dati, ha sede a Londra, ma si è allargata anche all’Irlanda e comincia ad adocchiare il mercato europeo dopo aver riacquisito Grip, un’altra startup olandese attiva nel settore. Il suo obiettivo, si legge sul sito, è rivoluzionare l’assistenza sanitaria in questo campo, “portando la scienza riproduttiva al di fuori dei laboratori e nelle mani delle donne”.

Per farlo, l’azienda ha realizzato un test ormonale e della fertilità che qualsiasi donna può eseguire a domicilio. Il test, che va poi rispedito per le analisi ai laboratori di Hertility, è accompagnato da un questionario pensato per rilevare le nove patologie ginecologiche benigne più comuni. Le possibili variabili da prendere in considerazione sono 54mila. Messi insieme, questi strumenti diagnostici offrono una comprensione a tutto tondo su vari aspetti della salute riproduttiva di chi li utilizza: oltre a fornire informazioni utili per chi vuole pianificare un eventuale concepimento, permette infatti di identificare anche squilibri ormonali, condizioni tiroidee, potenziali menopause precoci ed endometriosi. I dati raccolti, gestiti con un occhio particolarmente attento al rispetto della privacy, permettono al team di Hertility di ottenere informazioni preziose per far avanzare la ricerca in questo campo. Dall’altro lato, le pazienti vengono messe in contatto con una serie di consulenti e di esperti individuati in base alle necessità evidenziate dagli esami.

“Il nostro è un sistema che definiamo “tre appuntamenti in uno” perché raggruppa in un’unica soluzione quello che sarebbe l’appuntamento iniziale, per guardare alla storia medica del paziente, il secondo necessario per svolgere i test e il terzo per ottenere i risultati. E tutto senza dover neppure uscire di casa”, dice con orgoglio O’Neill. “Poi, se lo desideri, puoi prenotare una teleconsulenza con i nostri esperti in vari campi, dalla medicina riproduttiva all’endometriosi fino alla sindrome dell’ovaio policistico. Abbiamo anche nutrizionisti e psicologi, perché alcune persone rimangono molto turbate dai risultati relativi alla propria fertilità”. Particolare attenzione viene data al modo in cui le cose vengono spiegate: “Quando sei un paziente, che tu sia più o meno informato, sei comunque in una posizione di enorme vulnerabilità e la tua capacità di capire ciò che ti viene detto può essere compromessa”, continua la dottoressa. “Per questo, essere il più chiari possibile è molto importante per noi. Abbiamo lavorato a lungo per rendere il linguaggio comprensibile a tutti, senza però rinunciare alla completezza dell’informazione”.

Hertility appartiene a una nicchia di startup che sta ottenendo crescente – seppur tardiva – attenzione in campo biomedico: il cosiddetto femtech, ombrello sotto al quale ricadono le aziende che lavorano su servizi, prodotti e software rivolti alla salute femminile. App per monitorare il ciclo mestruale o i sintomi della menopausa, dispositivi per migliorare l’allattamento al seno e nuove forme di contraccezione, prodotti mestruali innovativi e nuovi trattamenti per malattie storicamente ignorate come l’endometriosi: nel 2021, per la prima volta, gli investimenti di capitale di rischio in startup femtech hanno superato il miliardo di dollari. Si tratta di somme ancora molto modeste: solo il 4% dei finanziamenti complessivi nella ricerca e sviluppo per prodotti e servizi sanitari va alla salute delle donne e molte imprenditrici che cercano finanziamenti complessivi nella ricerca e sviluppo per prodotti e servizi sanitari va alla salute delle donne e molte imprenditrici che cercano finanziamenti in questo ambito parlano spesso di quanto sia difficile convincere gli investitori dell’importanza del proprio prodotto.

O’Neill non fa eccezione. “È divertente sentire sempre più spesso dire che il femtech sta diventando popolare. A me pare che non si dovrebbe parlare della salute di metà degli abitanti del globo come se si trattasse di una moda passeggera. Nei primi 18 mesi di vita, la nostra azienda ha lottato duramente per ottenere finanziamenti. Ci veniva costantemente chiesto se eravamo sicure che esistesse un mercato per il nostro servizio. Ci sono state rivolte domande di una stupidità imbarazzante, come: “Perché una donna dovrebbe interessarsi a queste cose?”. “Sai com’è, riceviamo un promemoria mensile…”, racconta Helen, con una punta di amarezza nella voce, concludendo “D’altronde, la violazione sistematica dei bisogni di salute delle donne non è un problema limitato al mondo degli investimenti”.

Da quando è stata lanciata, Hertility ha fornito test a quasi 22mila donne, la maggior parte delle quali di età compresa tra i 28 e i 34 anni. “Alcune stanno cercando di concepire, altre provano a pianificare il futuro e valutano se congelare i propri ovuli, altre ancora hanno sintomi anomali e infine ci sono quelle che sono semplicemente curiose di saperne di più”, dice O’Neill. Una storia che ama raccontare è quella di una ventottenne, rivoltasi a loro dopo che i suoi sintomi, molto anomali per una ragazza altrimenti giovane e sana, non erano stati presi in sufficiente considerazione dai medici. Non avevano voluto testare la sua riserva ovarica nè i suoi ormoni. “È un grande classico: si giudica il libro dalla copertina e si decide che stai bene a prescindere dai tuoi sintomi”, commenta O’Neill. Dal test di Hertility è emerso molto velocemente che soffriva di insufficienza ovarica prematura, ovvero di un tipo di menopausa precoce che colpisce le donne sotto i quarant’anni. Così, la ragazza ha deciso di eseguire tre cicli di stimolazione per poter congelare abbastanza ovuli da poter avere un figlio geneticamente correlato a lei in futuro. In un altro caso, un uomo trans si è rivolto a loro per capire cosa fare dei propri ovuli prima dell’operazione. “Ci ha ringraziato: ha detto che prima di parlare con noi era molto confuso e perso sul da farsi, e che l’abbiamo davvero aiutato. Ha trovato le risposte che cercava e ha congelato gli ovuli, in modo da poter diventare genitore biologico in futuro”, ricorda.

“Penso che uno dei più grandi risultati che otteniamo è vedere che le persone finalmente sentono di avere il controllo e la comprensione del proprio corpo”, conclude O’Neill. “Magari sono state preoccupate a lungo e provano un’enorme sensazione di sollievo, perché hanno trovato risposte chiare”.

(Autore: Viola Stefanello).
(Foto: Freepik).
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