Le frenetiche cicale che sfuggono ai predatori grazie ai numeri primi: impossibile per loro specializzarsi nella caccia

Per molti, la percezione acustica del paesaggio estivo coincide con il frinire delle cicale. Dai giapponesi agli hopi, da Platone a Gianni Rodari, la cicala ondeggia da fama divina a chiassosa scansafatiche, ma per un momento mettiamo da parte le interessanti fiabesche interpretazioni sulla vita di questo intrigante insetto e proviamo ad immergerci nella sua biologia. 

La famiglia delle cicale comprende circa 2.500 specie presenti in tutto il mondo i cui maschi sono dotati di muscoli addominali che producono i famosi canti nuziali, quegli afosi cori maschili utili per attirare le femmine.

Se provate a concentrarvi acusticamente, verificherete però che il coro maschile è formato da più individui che emettono suoni contemporaneamente ma senza un coordinamento, quelle delle cicale sono infatti forme di associazioni acustiche semplici, ma efficaci.

Contrariamente ai segnali di tipo chimico, quelli sonori hanno una maggiore velocità di propagazione e tempi di estinzioni quasi immediati e questo rende possibile una elevata trasmissione di messaggi diversi in rapida successione temporale.

Per questo motivo il canto delle cicale, praticamente monotono, non finisce mai. Una volta avvenuto l’accoppiamento, le femmine incidono gli alberi e gli arbusti nei quali inseriscono le uova, le larve cadono sul terreno e si interrano, per poi emergere e risalire il tronco degli alberi per la muta finale.

Quello che ci interessa in questo bestiario sono i tempi di interramento di questo insetto che risultano particolarmente stimolanti. Le diverse specie di cicale rimangono interrate per 3, 5, fino a 17 anni (in una specie americana).

Tutti numeri primi. Vediamo insieme il perché. Quando i maschi emettono i cori nuziali attirano le femmine, ma con loro, anche potenziali predatori che avrebbero gioco facile specializzandosi proprio nel predare queste specie visto che rappresentano una colonna sonora formata da migliaia (fino a milioni) di individui.

Ma in natura, i cicli vitali delle prede che seguono i numeri primi scoraggiano qualsiasi specializzazione predatoria; è sicuramente più conveniente per un predatore specializzarsi verso una preda che abbia un ciclo vitale coincidente con il proprio o con un minimo denominatore comune, proprio quello che i numeri primi non hanno.

Se il ciclo riproduttivo delle cicale fosse (per esempio) di 6 anni, un predatore avrebbe la possibilità di specializzarsi ogni 2 e 3 generazioni, ma con i numeri primi, questa sincronizzazione tra cicli vitali non è possibile e così le cicale sono diventate cibo per predatori generalisti, dove vivere in gruppo rappresenta la migliore strategia per la sopravvivenza dei singoli individui. 

(Fonte: Paola Peresin).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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