Festival dell’Economia, il ministro Urso: “All’Italia serve una politica economica per rispondere alla sfida cinese”

Il ministro del Made in Italy Urso

È iniziata la terza giornata del Festival dell’Economia di Trento. Anche oggi saranno presenti molti leader del Governo a partire dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini, delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. Fra gli imprenditori sono attesi big dell’industria italiana quali Salvatore Rossi, presidente di Tim e Andrea Illy.

ORE 21.30- Enrico Brignano: “Il valore della risata”

Enrico Brignano sul palco dell’Auditorium Santa Caterina

Pienone all’Auditorium Santa Chiara per Enrico Brignano al Festival dell’Economia per una riflessione tragicomica sul valore della risata e il ruolo dei cominci in un periodo complesso come quello che abbiamo vissuto (pandemia) e stiamo vivendo (la guerra in Ucraina).

ORE 18.30 – Le tre “F” del Made in Italy nelle eccellenze del territorio: fashion, forniture, food 

Nel tardo pomeriggio il salone del castello del Buon Consiglio ospita un evento “fuori festival” dedicato al Made in Italy e alla sua essenza: “creatività, artigianalità e bellezza”. Fra gli ospiti Michela Baldessari, di “Baldessari e Baldessari” (realtà nota per gli allestimenti delle grandi mostre), Riccardo Turri, amministratore delegato di Starpool e Walter Tomio, imprenditore del luxury food.

Quest’ultimo, creatore di Exquisita, si è fatto strada nel mondo del luxury con le sue celeberrime praline di cioccolato, capaci di raccontare storie tramite i loro ingredienti. Fra queste va ricordata la pralina commissionata dalla fondazione Musei civici di Venezia dedicata a Palazzo Ducale. “La stratificazione del palazzo, la luce dei tramonti sulla Giudecca, il ruolo di cerniera di Venezia fra Oriente e Occidente, e la bellezza in senso lato, gli elementi dell’edificio che abbiamo raccontato attraverso un’esperienza del gusto”.

ORE 17.30 – Al Festival arriva anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso 

Dopo il ministro Bernini, arriva a Trento anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Perché occorre una politica industriale? Questa la domanda al centro del talk che si svolge al Teatro Sociale moderato dal giornalista de Il Sole 24 Ore Carmine Fotina.

L’intervista al ministro Urso

Si tratta di un “tema scivoloso, talvolta usato come sinonimo di statalismo” sottolinea Fontina. Per il ministro Urso una politica industriale è “assolutamente necessaria a fronte dei fenomeni geopolitici a cui assistiamo (in primis la guerra), e degli obiettivi dell’Ue riguardo la transizione ecologica e digitale.” Urso porta poi il caso americano: “Gli Usa, paese capitalista per antonomasia, ha messo in atto un piano di due miliardi di dollari rivolti al settore green e digitale diventando un vero ‘aspirapolvere’ di investimenti internazionali con la conseguenza che gli americani stanno tornando ad investire nel proprio Paese, e anche le aziende europee valutano di investire in quel continente. Come gli Usa, anche all’Europa, e all’Italia, serve una politica industriale per rispondere alla sfida sistemica cinese”. 

“Dopo la caduta del muro di Berlino – prosegue il ministro – ci si era illusi che le forze di mercato si arrangiassero da sole, ma oggi ci rendiamo conto che così non è così. Serve dunque politica industriale assertiva italiana ed europea. Se non lo facciamo rischiamo di diventare dipendenti in futuro dalla Cina che sta investendo miliardi nella transizione ecologica, acquisendo giacimenti di materie prime ad esempio”. 

“Lo dico a quelli che imbrattano i monumenti – prosegue Urso rivolgendosi agli attivisti di Ultima generazione – : la transizione all’elettrico sarà una nuova rivoluzione industriale e se non volgiamo consegnarci a Pechino dobbiamo riaprire le miniere (che in Italia si concentrano lungo la fascia tirrenica e la catena alpina (spesso in aree protette e parchi naturali). L’elettrico vuol dire fabbisogno di minerali e terre rare. È giusto chiedersi: è meglio attingere a giacimenti di cobalto e aprire stabilimenti in Italia o farlo in Congo dove si hanno poche certezze sul rispetto dell’ambiente e del lavoratore?”. 

Urso annuncia poi un piano auto che verrà finanziato con risorse del Pnrr: “Abbiamo un parco macchine di cui il 25% è ancora formato da veicoli euro 0,1,2,3 (11 milioni di vetture). Il parco auto italiano è il più vecchio d’Europa posseduto da chi non può permettersi di cambiare la macchina. L’80% degli incentivi auto degli anni scorsi hanno finanziato l’acquisto di auto prodotte all’estero: così non reggerà la transizione, dobbiamo produrre in Italia, e per farlo serve una chiara politica industriale”. 

ORE 16.30 – Al Festival arriva anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso

Dopo il ministro Bernini arriva a Trento anche quello delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Perché occorre una politica industriale? Questa la domanda al centro del talk che si svolge al Teatro Sociale moderato dal giornalista de Il Sole 24 Ore Carmine Fotina.

Si tratta di un “tema scivoloso, talvolta usato come sinonimo di statalismo” sottolinea Fontina. Per il ministro Urso una politica industriale è “assolutamente necessaria a fronte dei fenomeni geopolitici a cui assistiamo (in primis la guerra), e degli obiettivi dell’Ue riguardo la transizione ecologica e digitale.” Urso porta poi il caso americano: “Gli Usa, paese capitalista per antonomasia, ha messo in atto un piano di miliardi di dollari rivolti al settore green e digitale diventando un vero ‘aspirapolvere’ di investimenti internazionali con la conseguenza che gli americani tornando ad investire nel proprio paese, e le aziende europee valutano ad investire in quel continente. Come gli Usa, anche all’Europa, e all’Italia, serve una politica industriale per rispondere alla sfida sistemica cinese”.

“Dopo la caduta del muro di Berlino – prosegue il ministro – ci si era illusi che le forze di mercato si arrangiassero da sole nel rispetto dei diritti sociali, ma oggi ci rendiamo conto che così non è così. Serve dunque politica industriale assertiva italiana ed europea. Se non lo facciamo rischiamo di diventare dipendenti in futuro dalla Cina che sta investendo miliardi nella transizione ecologica, acquisendo giacimenti e riciclando ciò che qui non si ricicla”.

“Lo dico a quelli che imbrattano i monumenti – prosegue Urso rivolgendosi agli attivisti di Ultima generazione – : la transizione all’elettrico sarà una nuova rivoluzione industriale e se non volgiamo consegnarci a Pechino dobbiamo riaprire le miniere (che in Italia si concentrano lungo la fascia tirrenica e la catena alpina spesso in aree protette e parchi naturali. L’elettrico vuol dire fabbisogno di minerali e terre rare. È giusto chiedersi: è meglio attingere a giacimenti di cobalto e aprire stabilimenti in Italia o farlo in Congo dove si hanno poche certezze sul rispetto dell’ambiente e del lavoratore?”.

Urso annuncia poi un piano auto che verrà finanziato con risorse del Pnrr: “Abbiamo un parco macchine di cui il 25% è ancora formato da veicoli euro 0,1,2,3 (11 milioni di vetture). Il parco auto italiano è il più vecchio d’Europa posseduto da chi non può permettersi di cambiare la macchina. L’80% degli incentivi auto degli anni scorsi hanno finanziato l’acquisto di auto prodotte all’estero: così non reggerà la transizione, dobbiamo produrre in Italia, e per farlo serve una chiara politica industriale”.

ORE 16.15: Nel frattempo nella sede della Provincia di Trento il giornalista Simone Spetia incontra Anna Maria Bernini, ministro dell’Università e della Ricerca per un confronto sul mondo della formazione di domani.

L’arrivo a Trento del ministro Bernini

Il tema è stato al centro del confronto avvenuto nel primo pomeriggio con Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito: “La scuola del futuro deve porre al centro lo studente offrendo una formazione sempre più individualizzata. Occorre inoltre valorizzare il ruolo del docente, figura allo stato attuale sottovalutata che oggi nessuno più vuole fare”.

ORE 14.30: Il 2035 come fine dei motori diesel e a benzina è un obiettivo possibile? 

La sede dell’Ocse ospita il talk con Gian Primo Quagliano, presidente Centro studi Promoter di Bologna, Massimo Beccarello, dell’Università Milano Bicocca, Simona Benedettini, consulente indipendente in politiche e regolazione dei mercati energetici, Elisabetta Ripa, CEO Enel X Way, Franco Bernabè, presidente Acciaierie d’Italia, Alberto Viano, managing director LeasePlan Italia, moderato da Mario Cianflone, giornalista Il Sole 24 Ore che si occupa di automotive e qui affronta con gli ospiti quello definito come “il più grande cambiamento della storia dell’automotive verso l’elettrico”. 

In prima fila ad assistere all’incontro c’è anche Romano Prodi

“Il settore sopravviverà al cambiamento – afferma Quagliano – ma anche dopo il 2035 vedremo veicolo a combustione termina in circolazione: ci saranno delle deroghe e benzina e gasolio potranno continuare ad essere venduti per fornire auto a combustione fossile immatricolate prima del 2035. Il problema centrale di questi veicoli – prosegue – sta nel prezzo dei veicoli elettrici, che oggi, tranne poche eccezioni, in Italia costano almeno 25 mila euro, a fronte del salario minimo di un operaio che equivale a 15 mila euro di media all’anno. Dunque o diminuiscono i prezzi o aumentiamo la retribuzione, unendola alla promozione di incentivi robusti per renderle accessibili a tutti”. 

“Sulla transizione all’elettrico ci sono ancora molte resistenze e negazionismi – afferma Bernabé – anche i mezzi di informazione dovranno impegnarsi a divulgate dati con solide basi scientifiche sull’incidenza dei veicoli a combustibile sulle emissioni globali di CO2 (si stima che sia dell’8%). Tuttavia – prosegue – lasciatemi avanzare delle perplessità: l’energia elettrica che ricaricherà le auto non sempre deriva da fonti green bensì da gas, carbone e atomico. A questo punto si aggiunge il problema del reperimento delle materie prime per produrre le batteria (Cobalto e Nichel) e de loro smaltimento. L’industria automotive come la conosciamo ora verrà drammaticamente ridimensionata quindi è auspicabile pensare anche all’impatto sul mondo del lavoro che avrà questa transizione dal punto di vista sociale. Auto a biofuel? Anche su questo ho delle perplessità. Questi combustibili richiedono una combinazione di CO2 e idrogeno che per essere prodotto necessita di acqua marina desalinizzata: ci troveremmo con immensi cumuli di depositi salini da smaltire”.

ORE 13: “Le nuove armi che cambiano il destino delle guerre” 

Alle 13 a palazzo Sardegna è la volta di Lucia Annunziata, che da poco si è dimessa dalla Rai, protagonista di un talk sulla geopolitica assieme al presidente di Fincantieri Claudio Graziano.

ORE 12: “Produttori creativi: da attore a imprenditore” con Luca Zingaretti 

Proseguono gli incontri della terza mattinata di Festival. Il noto attore, regista e produttore Luca Zingaretti, celebre per il ruolo del commissario Montalbano, dialoga con Nicoletta Polla Mattiot, direttrice di “How to spend it” (Il Sole 24 Ore). Zingaretti ha parlato della sua società di produzione spettacoli Zocotoco dietro al successo della serie “Le Indagini di Lolita Lobosco” del cartoon ”Food Wizards”. 

In contemporanea va in scena l’atteso incontro con il premio Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz che sul Pnrr bacchetta il Governo: “Incompetente nella gestione dei fondi Pnrr, c’è un rischio recessione”. 

ORE 10.30:  “Chat Gpt, quando la macchina sostituisce l’uomo nell’elaborazione dei pensieri”

L’intelligenza artificiale è uno dei grandi temi che emerge negli incontri (ben 260 in quattro giorni) previsti dal programma. Come sottolineato ieri dal sottosegretario di Stato Alberto Barachin in merito alle nuove frontiere dell’editoria digitale, certificare l’informazione tenendo conto dello sviluppo dell’intelligenza artificiale è la grande sfida del futuro.

Sul tema questa mattina intervengono in una tavola rotonda Francesco Profumo, presidente Compagnia San Paolo, padre Paolo Benanti della Pontificia Università Gregoriana, Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte e Digital Magics spa, Michela Milano dell’Università degli Studi di Bologna, Luca Peyrano, executive chairman Cedacri Group e Paolo Traverso, direttore business e strategie della Fondazione Bruno Kessler. 

“Chat Gpt ha reso il tema dell’intelligenza artificiale di interesse pubblico, mentre prima era appannaggio di pochi tecnici”, spiega Barbara Carfagna, giornalista e conduttrice Rai introducendo il panel.

Tre eventi recenti ispirano il dibattito: il decollo in borsa della società Nvidia che realizza hardware per l’AI, la “minaccia” di Sam Altman, ceo di OpenAI (inventore di Chat Gpt) che si è detto pronto a valutare lo stop del chatbot in Europa alla luce dell’Artificial Intelligence Act della Commissione europea, ovvero una legge pensata per regolare il settore dell’intelligenza artificiale, e poi la presentazione della candidatura di Ron De Santis su Twitter ridottasi ad un fiasco a causa di problemi tecnici che ha riaperto il dibattito sui limiti della tecnologia.

“Le macchine non possono sostituire l’uomo nell’elaborazione dei pensieri, ed è difficile immaginare una macchina che sostituisca la creatività umana – sottolinea Luca Peyrano – Sostituire un imprenditore è impossibile, ciononostante non sottovalutiamo le macchine che ci possono battere sul piano del calcolo dei dati e dunque della produttività. La direzione in cui si dovrebbe andare secondo me è pianificare una progressiva sostituzione dell’uomo da parte delle tecnologia in quei lavori alienanti e a basso valore aggiunto, liberano risorse umane per mansioni che richiedono pensieri complessi e creatività”.

Per Marco Gay “uomo e tecnologia devono svilupparsi di pari passo, sono complementari: nelle aziende tuttavia mancano le competenze per dominare quella che è una rivoluzione industriale nella rivoluzione industriale che procede ad un passo velocissimo”. 

ORE 10: La protesta degli studenti di sociologia contro il Festival 

Da ieri mattina gli studenti della facoltà di Sociologia hanno occupato la sede del dipartimento che avrebbe dovuto ospitare diversi incontri del Festival che sono stati man mano riallocati in altre strutture.

Prende il nome “Contro il Festival dell’Economia” l’assemblea studentesca che ha organizzato la protesta. “In risposta all’occupazione della nostra città da parte della manifestazione – fanno sapere dall’assemblea – come studenti abbiamo voluto riappropriarci dei nostri spazi. La manifestazione si fa portavoce di narrazioni politiche, teoriche e scientifiche capitaliste, per questo prendiamo una posizione nettamente contraria ad un festival che non rappresenta il nostro modello di società e che viaggia su categorie ‘scientifiche’ veicolate da una retorica neoliberale, reazionaria e guerrafondaia. Lo slogan ‘Il Futuro del Futuro’ è un chiaro tentativo di distrarre il focus dell’attenzione: le persone presenti al Festival non sono assolutamente disposte a guardare il futuro, ma sono qui a imporci una visione pregna di una retorica politica anacronistica che ha ampiamente mostrato i suoi drammatici fallimenti”. 

IN AGGIORNAMENTO

(Foto: Festival dell’Economia – Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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