Nel 2023, più di 274 mila donne tra i 50 e i 74 anni hanno partecipato allo screening per il tumore al seno proposto dal Sistema Sanitario Regionale del Veneto. Quasi 8 donne su 10 (il 76,9%) ha colto l’importanza della prevenzione, che ha portato a diagnosticare 1.810 tumori, dei quali mille negli stadi meno severi. Una buona notizia, che pone il Veneto ai vertici nazionali.
Nei giorni scorsi, in occasione dell’apertura dell’”Ottobre Rosa” dedicato alla prevenzione del cancro al seno, la Regione Veneto ha voluto dare visibilità a un momento così significativo annunciando l’approvazione di una delibera che, dal 1° gennaio 2025, attiva lo screening anche per le donne tra 45 e 49 anni, con un percorso personalizzato sulla base della densità mammaria che, quando è più elevata, costituisce un fattore di rischio.
Il presidente Luca Zaia ha fatto il punto sull’organizzazione complessiva della lotta al tumore al seno in Veneto e ufficializzato l’approvazione in Giunta della delibera per l’anticipazione dello screening a 45 anni. Zaia era affiancato dall’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, e da tre donne (“non è un caso” ha detto il governatore) che costituiscono praticamente il vertice tecnico dell’operazione di lotta al cancro: la direttrice della Prevenzione regionale Francesca Russo, la responsabile del coordinamento Screening di Azienda Zero Elena Narne e il primario della Radiologia Senologica dello Iov Francesca Caumo.
Zaia ha rivendicato con orgoglio la scelta organizzativa fatta alcuni anni fa di creare le Breast Unit, strutture multidisciplinari che prendono in carico la donna dalla prima diagnosi attraverso un cammino di cura verso la guarigione, che oggi ha portato la sopravvivenza a 5 anni al 90,3% (tra le più alte d’Italia). Ma ciò che più conta è che le pazienti diagnosticate in stadio 1, in maniera precoce, hanno una sopravvivenza a 4 anni del 100%, mentre purtroppo quelle che non hanno aderito allo screening e presentano una neoplasia allo stadio 4, mostrano una sopravvivenza inferiore al 35%. “Tutto questo – ha voluto sottolineare Zaia – non costa di più, è semplicemente questione di organizzazione”.
Attualmente in Veneto la rete dei Poli senologici è strutturata su base regionale e sub regionale: Polo TV-BL (Treviso-Belluno); Polo VE (Venezia); Polo PD-RO (Padova-Rovigo); Polo VI (Vicenza); Polo VR (Verona).
Lanzarin ha posto l’accento sul fatto che “già in passato eravamo stati precursori nell’alzare l’età massima a 74 anni, e proseguiamo su questa strada abbassando ora l’età tra 45 e 49 anni”. Il che non esclude che si possa scendere anche sotto i 45 in casi di familiarità e in presenza dei geni CRA1 e CRA2”. Si tratta di quei geni che indicano la possibilità futura di insorgenza di un cancro al seno e che hanno spinto molte attrici e donne famose a scegliere la mastectomia totale pur essendo completamente sane.
“L’obbiettivo futuro – ha concluso Zaia – è triplice: rinforzare la sensibilizzazione per recuperare quel 23% di donne che ancora non fanno lo screening, guardare alla molteplicità delle donne immigrate per avvicinarle al nostro sistema di prevenzione, lavorare in squadra come si è fatto fino ad ora perché ogni diagnosi precoce in più è una vita salvata”.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Regione Veneto)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata