“Siamo la risposta italiana ai Beatles”: inizia più o meno così l’intervista (figuriamoci come procede) ai Los Massadores, gruppo musicale nato – come loro stessi spiegano – nel 2007 “per dare libero sfogo alla nostra idiozia e permetterci di fare cassa suonando a matrimoni, feste e funerali”. In verità il Big Bang di uno dei principali gruppi trevigiani non è proprio questo, ma lo vedremo più avanti.
Ma torniamo ai Beatles, ovviamente, la loro è una battuta come ce ne saranno altre durante le due ore trascorse assieme. La sala prove dove ci troviamo è sempre la stessa da ormai 15 anni: “ci piace restare umili”, un vecchio porcile caldo (e pieno di zanzare) d’estate e freddo d’inverno, tra le pianure del profondo Veneto più precisamente a Vallà di Riese.
La nascita del mito
“Il nostro gruppo nasce nel 2007 – spiega Matteo Guidolin che oltre ad essere uno dei frontmen del gruppo è anche sindaco di Riese Pio X – per suonare al matrimonio di un nostro amico (ecco il vero motivo ndr)”.
All’ inizio il gruppo si chiama Premiata Forneria Bosa (non gliene vogliano i più famosi della Marconi), nel 2008 il gruppo cambia nome in Los Massadores. Se le loro canzoni sono un vero e proprio inno al Veneto (titolo anche di una loro hit) e alle sue tradizioni, lo stesso lo si può dire anche del nome: “lo abbiamo scelto per rendere omaggio a una delle figure più emblematiche delle campagne venete – spiegano – il norcino, ovvero il ‘massador’ nel dialetto di Castelfranco Veneto”.
“Ora si fa sul serio”
Ma la svolta dei “norcini del rock” avviene in seguito alla drammatica tromba d’aria di Vallà del 6 giugno del 2009 quando decidono di registrare “Joani” la versione veneta di “Domani” modificando il testo della canzone nata per raccogliere fondi dopo il terremoto dell’Abruzzo.
“Suoniamo all’evento di beneficenza ‘Una notte per Vallà’ e poi decidiamo di caricare il video della canzone su YouTube – continua Guidolin – ottenendograndissimi risultati e decidiamo così di fare sul serio, si fa per dire”.
Da quel momento la band nata da un gruppo di amici decide di registrare una serie di brani inediti ottenendo ottimi risultati. Il loro punto di forza è senza dubbio il live (dove molto spesso salgono sul palco travestiti) passando da suonare al matrimonio dell’amico a sagre e festival in tutto il Veneto.
“Molti di noi scrivono i testi delle canzoni e per questo ci sono stili e influenze (la battuta sul tampone Covid la tralasciamo ndr) diversi – continua Guidolin – abbiamo cinque o sei autori che scrivono i testi delle canzoni”.
L’altra particolarità del gruppo sta sicuramente il numero dei componenti “siamo in nove – spiegano – per fortuna visti gli impegni facciamo fatica a provare tutti assieme”. Per fortuna? “sì altrimenti non ci staremo mica tutti qui dentro”.
In questi 15 anni i Los Massadores hanno inciso nove album tutti con il loro classico sguardo scanzonato e ironico del Veneto, ma mai superficiale, a tratti tagliente, quasi “da innamorati disillusi”. Tra le molte canzoni diventate virali uno dei loro maggiori successi è sicuramente “Pianura Savana”, sigla finale di “Leoni” film di Pietro Parolin con Neri Marcorè uscito nel 2015. Il testo racconta di un’ipotetica savana veneta in cui i “leoni”, tipi umani che si possono riconoscere nel protagonista del film, si muovono sempre alla ricerca di prede ed occasioni. Alla registrazione ha partecipato lo stesso Neri Marcorè, cantando una parte del brano.
Il tempo assieme è ormai finito ma l’ultima domanda è d’obbligo. Quale è il brano che più vi caratterizza? Ci pensano, uccidono una zanzara “se drio magnarme”, “il prossimo che scriveremo – rispondono – Perché nella vita, come dice il fotografo, bisogna sempre porsi degli obbiettivi”.
(Foto: per gentile concessione di Giuseppe Brunello, video: Qdpnews.it © Riproduzione riservata).
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