Coldiretti lancia l’SOS per il patrimonio agroalimentare regionale prodotto in Emilia Romagna. La regione dove si coltiva dall’albicocca di Imola alla fragola di Romagna, dal grano Senatore Cappelli alla ciliegia di Cesena fino al maiale mora romagnola.
L’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo mette a rischio intere produzioni che sono state cancellate dopo che gli agricoltori erano riusciti in questi anni a salvarle dall’estinzione. L’acqua e il fango hanno devastato oltre 5mila aziende agricole e allevamenti in una delle aree piu’ agricole del Paese con una produzione lorda vendibile di circa 1,5 miliardi di euro.
“I campi sono stati sommersi provocando una perdita di almeno 400 milioni di chili di grano decimando anche le semine del Senatore Cappelli, un grano duro antico che ha più di 100 anni – sottolinea Coldiretti – selezionato nel 1915 dall’agronomo Nazareno Strambelli che lo ha così chiamato in onore del senatore del Regno, Raffaele Cappelli. Una varietà che negli anni 60 ha iniziato a scomparire prima di essere recuperato grazie all’impegno degli agricoltori romagnoli”.
L’esondazione ha interessato anche i frutteti “soffocando” le radici degli alberi fino a farle marcire con la necessità di espiantare e poi reimpiantare quasi 15 milioni di piante tra pesche, nettarine, kiwi, albicocche, pere, susine, mele, kaki e ciliegi. E tra queste le pesche e le nettarine di Romagna Igp le cui origini risalgono al XIX secolo, ma anche le albicocche Reale e Val Santerno di Imola, due varietà autoctone di grande qualità che già dal 1900 rappresentano una delle principali fonti di reddito per le aziende agricole del territorio e ha senz’altro contribuito ad arginare l’esodo rurale. Minacciata anche la Ciliegia di Cesena, una varietà anch’essa dalle origini antiche e molto amata per il gusto e la consistenza della polpa, così come la fragola di Romagna, i cui campi sono da decenni parte integrante del paesaggio rurale dell’entroterra ed ora sotto finiti sott’acqua.
Ma preoccupante è la situazione anche per i 250mila bovini, maiali, pecore e capre allevati nelle stalle della Romagna alluvionata dove si contano anche circa 400 allevamenti avicoli, tra polli, galline da uova e tacchini dove secondo la Coldiretti si evidenziano purtroppo diverse situazioni di criticità con migliaia di animali morti e affogati.
“In pericolo è – sostiene la Coldiretti – l’importante azione di recupero delle razze storiche da parte degli allevatori, dal maiale di mora romagnola ai bovini da carne di razza romagnola, che nel passato avevano rischiato l’estinzione”.
In questi giorni gli allevatori veneti e i produttori agricoli si sono mobilitati per la ricerca di fieno maggengo da inviare in soccorso ai colleghi delle province più colpite. Però l’andamento climatico non ha favorito le fasi vegetative portando a maturità il foraggio e purtroppo scarseggia anche la paglia che attende la prossima mietitura. La gara di solidarietà è già iniziata.
“Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire al più presto con strumenti di intervento straordinari per garantire il salvataggio e la continuità delle filiere agricole del territorio colpito”.
L’operazione solidale è già attiva: “Salviamo le nostre campagne” grazie alla quale sarà possibile sostenere le aziende agricole colpite con un versamento sull’IBAN IT 55 U 02208 02480 000106765286, intestato a Federazione Regionale Coldiretti Emilia Romagna con causale “Alluvione Emilia-Romagna 2023”.
Gli effetti dei cambiamenti climatici che si abbattono su un territorio reso più fragile dal consumo di suolo e dalla cementificazione rischiano dunque – sottolinea Coldiretti – di aggravare una situazione che ha già visto in Italia scomparire dalla tavola tre varietà di frutta su quattro. Dalle 8.000 varietà di frutta presenti lungo la Penisola si è scesi a poco meno di 2.000 e di queste ben 1.500 sono considerate in pericolo anche per effetto dei moderni sistemi della distribuzione commerciale che privilegiano le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. Ma la perdita di biodiversità e il rischio di estinzione ha riguardato l’intero sistema agricolo e di allevamento.
La Federazione Regionale Coldiretti Emilia Romagna ha aperto un conto corrente dedicato: Iban: IT 55 U 02008 02480 000106765286. Causale: ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA 2023.
Coldiretti Treviso scende in campo per sostenere Coldiretti Emilia Romagna. In queste ore la Federazione di Treviso farà partire 16 mila mail attraverso la proprio newsletter per coinvolgere le imprese trevigiane a seguito della grave situazione causata dalle alluvioni che hanno colpito le popolazioni e il territorio dell’Emilia Romagna. Allo stesso modo le indicazioni su come aiutare l’Emilia Romagna giungeranno alle imprese associate alla coldiretti trevigiana anche attraverso le pagine del nuovo numero di Terra Trevisana, il periodico che raggiunge oltre 16 mila copie. La Federazione Regionale Coldiretti Emilia Romagna ha aperto il seguente conto corrente dedicato su cui accreditare eventuali donazioni di aiuto: Intestazione c/c: FEDERAZIONE REGIONALE COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA. Iban: IT 55 U 02008 02480 000106765286. Causale: ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA 2023.
Intanto, Coldiretti Treviso sta studiando altre azioni dirette di solidarietà a favore delle aziende agricole alluvionate.
“Sono al momento incalcolabili i danni causati alle attività agricole e dalle infrastrutture rurali dall’alluvione – spiega Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – A causa dell’esondazione sono finite sott’acqua oltre 5mila aziende agricole con serre, vivai e stalle dove si contano animali affogati e decine di migliaia di ettari allagati di vigne, kiwi, susine, pere, mele, ortaggi e cereali e strutture di lavorazione dei prodotti agricoli. Difficoltà anche a garantire l’alimentazione dei capi di bestiame allevati anche perché è stato compromesso il foraggio e manca l’acqua per abbeverarli nelle zone collinari con problemi di viabilità per i danni alle infrastrutture rurali a causa di frane e smottamenti”.
“Gli aiuti vivranno diverse fasi – conclude Polegato – Ora bisogna fare in fretta per gestire le problematiche contingenti, ma poi bisognerà pensare a riportare a regime la splendida agricoltura dell’Emilia Romagna con ripristini strutturali”.
(Foto: Coldiretti).
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