Maschere e danze, i Carnevali della Tradizione a Venezia con l’Unpli. Follador: “I volontari forza trainante delle Pro loco”

Il fascino di maschere antiche, l’atmosfera di sfilate e danze che affondano le radici nella tradizione, la spettacolarità di rappresentazioni colorate e gioiose. Lo spettacolo dei Carnevali della Tradizione andati in scena ieri pomeriggio in piazza San Marco ha colto nel segno, portando alla ribalta della manifestazione veneziana una parte di quel patrimonio culturale immateriale che rappresenta la storia della nostra penisola. 

Sette i gruppi individuati dall’Unione delle Pro Loco d’Italia, provenienti da Puglia, Trentino, Veneto, Sardegna, Emilia-Romagna e Basilicata, con oltre 300 figuranti coinvolti.  L’evento è stato aperto dalle magiche atmosfere e dalle musiche ritmate del “Carnevale Barocco alla Corte di Lecce” (Puglia). A seguire i volti neri di fuliggine e i copricapi coloratissimi dei coscritti (i ragazzi che compiono diciotto anni) accompagnati da der bètscho, de bètscha (il vecchio e la vecchia) e der òiartroger (il raccoglitore delle uova) del “Carnevale tradizionale mocheno: il betschato” (Trentino-Alto Adige). È stata poi la volta dei colori sgargianti e degli abiti fiabeschi dell’“Associazione Regaliamo un sorriso da Grantorto (Padova)” che, nell’occasione, ha consegnato un assegno a sostegno della ricerca per la “Città della Speranza di Padova”.

Sul palco di piazza San Marco anche i “Gruppi Boes e Merdules di Ottana” (Sardegna): i “Boes e merdules” (il bue e il suo padrone) con le maschere di legno nero, il tintinnare dei campanacci e i corpi ricoperti di pellicce. E, ancora, alla “Corte di Re Bertoldo – Carnevale di San Giovanni in Persiceto” (Emilia-Romagna) dove la stella indiscussa è stata Bertoldo, il contadino “scarpe grosse e cervello fino” che ha portato tutta la vitalità della gente dei suoi luoghi. Sempre dall’Emilia Romagna i gruppi mascherati provenienti da Civitella di Romagna per un carnevale che, secondo documentazioni storiche negli archivi comunali, affonda le sue radici nel 1770. E, per finire le “mucche” e i “tori” di Tricarico (Basilicata), con i loro cappelli a falda larga, i nastri multicolori e i foulard dai colori sgargianti al collo, ai fianchi, alle braccia ed alle gambe. 

I Carnevali della tradizione costituiscono una significativa testimonianza dello straordinario patrimonio culturale immateriale di cui è ricca l’Italia. Un tesoro che l’Unione delle Pro Loco valorizza e promuove, tutti i giorni” ha commentato a margine dell’esibizione, Antonino La Spina presidente dell’Unione Nazionale delle Pro Loco.“Un risultato importante conseguito grazie all’assessorato al turismo del di Venezia, alla direzione del Carnevale e a tutti coloro che hanno sostenuto questa iniziativa”. “E’ stato un momento di grande spettacolo che ha arricchito di folclore e tipicità il Carnevale di Venezia” ha sottolineato l’assessore al turismo della Regione del Veneto Federico CanerQuesto conferma il ruolo importantissimo che le Pro Loco hanno per lo sviluppo del turismo e che il grande lavoro fatto assieme dalla Regione del Veneto e dall’Unpli sul territorio sta dando i suoi frutti”. 

Per il Veneto è un privilegio ospitare nella nostra terra le Pro Loco Italiane” ha concluso il presidente di Unpli Veneto, Giovanni Follador (nella foto sopra con l’assessore Caner) “lo dimostra l’accoglienza riservata alle delegazioni, un entusiasmo che mette in luce tutto il sistema Unpli e i suoi volontari, vera forza trainante delle Pro loco”.  I Carnevali della tradizione si inseriscono nella complessiva opera di recupero, tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale culturale avviata da tempo dell’Unione Nazionale delle Pro Loco: un’attività riconosciuta dall’Unesco presso cui l’Unpli è accreditata.

(Fonte: Unpli Veneto).
(Foto: Unpli Veneto).
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