Modi di dire: toccare ferro

Domesticato migliaia di anni fa nelle steppe mongole e nelle sconfinate pianure dell’Europa orientale, il cavallo ha ricoperto un ruolo centrale nella cultura e nell’economia dei Veneti antichi. Celebrati da storici del calibro di Esiodo, Plinio il Vecchio e Strabone, i puledri veneti si ritagliarono uno spazio di tutto rispetto nelle competizioni equestri di età classica: Leonte di Sparta vinse con essi l’Olimpiade del 440 a.C. mentre il tiranno Dionisio (quello della grotta siracusana a forma di orecchio) pretese che nelle sue stalle venissero allevati esclusivamente cavalli veneti.

Animale totemico e associato alla dimensione divina, il cavallo è una costante nelle necropoli venete nelle quali spesso si riservava agli equini una sepoltura paragonabile a quella degli umani; altrettanto emblematica era l’usanza di sacrificare al mitico Diomede, in circostanze speciali, un cavallo bianco. 

A partire dal Medioevo, forse a causa della prolungata stabulazione dei cavalli nelle anguste scuderie dei castelli, si diffuse la pratica della ferratura nata con lo scopo di limitare l’usura dello zoccolo. Nelle fucine venivano forgiati i ferri di cavallo, caratteristici manufatti a forma di U talvolta provvisti di ramponi, che il maniscalco applicava sotto l’unghia dell’equino per salvaguardarne la salute e migliorarne le prestazioni militari e sportive. Una vera e propria arte che, in Italia, viene custodita dal Centro Militare Veterinario di Grosseto presso cui è stato recentemente inaugurato il museo della mascalcia.

Il ferro di cavallo, parallelamente alla propria funzione principale, ha assunto anche il significato di potente talismano in grado di allontanare sciagure e sfortuna: una tradizione che affonda le proprie radici nell’Inghilterra altomedievale e precisamente nel culto di San Dustano da Canterbury astuto avversario del demonio. 

Secondo una leggenda popolare Dustano, quando esercitava il mestiere di fabbro, anziché sotto gli zoccoli del cavallo inchiodò i ferri alle unghie del diavolo: il maligno, pur di liberarsi del dolore atroce, promise che da allora non avrebbe mai più varcato le porte protette dal ferro di cavallo. 

Appeso con le punte rivolte verso l’alto (altrimenti porta sfortuna), meglio ancora se rinvenuto casualmente, il ferro di cavallo sconfigge il malocchio e cattura la buona sorte; toccarlo (da qui nasce la locuzione “toccare ferro”) equivale dunque a scongiurare la sventura e la malattia. 

Un’usanza talmente antica che Franco Sacchetti, novelliere trecentesco nato nei domini della Serenissima e vissuto a Firenze, racconta di un tale così superstizioso che, se qualcuno gli diceva “tizio è morto” e lo toccava, egli faceva di tutto per ritoccarlo immediatamente; e se non ci riusciva provava a toccare un passante qualsiasi, un cane, un gatto o la lama del proprio temperino altrimenti, ne era certo, in breve lo avrebbe colto la stessa morte.

Se il potere salvifico del ferro è universalmente riconosciuto, per alcuni è altrettanto efficace “toccare legno”: i Celti ritenevano gli alberi simbolo di vita e la morte e nella cultura cristiana sfiorare il legno della croce è senza dubbio più efficace che soffermarsi sull’umile ferro di cavallo.       

Secondo alcuni il potere scaramantico del ferro di cavallo non avrebbe però nulla a che fare con l’audacia e l’astuzia dell’arcivescovo di Canterbury. Esso richiamerebbe la forma stilizzata della vagina e, come tale, avrebbe il potere di scatenare la voluttà del demonio distraendolo dall’intento di varcare la porta.

Che piaccia o no, scorgere un ferro di cavallo appeso a un uscio, per molti è rassicurante. A spiegare il perché è il geniale scrittore per ragazzi Gianni Rodari: “Bisogna domandarlo a quel tale che aveva appeso un ferro di cavallo alla porta per acchiappare la fortuna, e il ferro di cavallo gli cascò su un piede e lo azzoppò. – Che fortuna! Che fortuna – cominciò a gridare, se erano due a quest’ora ero zoppo anche dall’altro piede. Ma che uomo fortunato!”. 

(Autore: Marcello Marzani)
(Foto: eaglesky da Getty Images)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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