Morte di Davide Rebellin, 4 anni al camionista

Davide Rebellin

Non è stata una giornata facile, quella di oggi lunedì, per i familiari del compianto campione di ciclismo Davide Rebellin, e in particolare per la mamma Brigida e il fratello Carlo che, nonostante il dolore per la tragica perdita, hanno presenziato, in Tribunale a Vicenza, all’ultima udienza del processo per omicidio stradale aggravato per sentire pronunciare la sentenza a carico del camionista tedesco di 64 anni Wolfgang Rieke che con il suo mezzo pesante avrebbe travolto e ucciso a soli 51 anni il loro caro mentre si stava allenando in bicicletta, il 30 novembre 2022, a Montebello Vicentino, dandosi poi alla fuga.

Quattro anni di reclusione, più la revoca della patente di guida e il pagamento di tutte le spese processuali: questo in sintesi il dispositivo letto, dopo una breve camera di consiglio, dal giudice Filippo Lagrasta, che presiedeva il collegio giudicante. La pubblica accusa era rappresentata in aula dal Pm titolare del procedimento penale Roderich Blattner.

La signora Brigida Gattere e Carlo Rebellin, con anche la nipote della vittima, Andrea Stella, figlia di un altro dei tre fratelli, Simone (il terzo è Stefano), sono stati accompagnati in aula dal loro legale, l’avvocato Davide Picco del foro di Vicenza, e da Alessio Rossato, il consulente di Studio 3A – Valore S.p.A., che ha assistito e seguito fin dall’inizio tutta la famiglia, compresa la moglie Francoise Marie, nell’iter risarcitorio chiuso da tempo.

All’uscita, i familiari hanno preferito non parlare di fronte ai tanti media presenti, affidando a Rossato i loro pensieri e commenti. “Siamo moderatamente soddisfatti per l’entità della pena inflitta, considerate le leggi sull’omicidio stradale – ha spiegato Carlo Rebellin attraverso il suo consulente personale –. La Procura di Vicenza ha svolto un importante lavoro, e l’imputato ha fatto anche 8 mesi di carcere, evento molto raro in queste circostanze”.

Attualmente il camionista si trova in Germania: dopo essere stato colpito da un grave ictus gli è stata revocata la misura degli arresti domiciliari (che stava scontando in Veneto) e gli è stato consentito di tornare nella sua casa tedesca in ragione delle gravi condizioni di salute.

“D’altra parte – ha concluso il fratello -, anche se lo avessero condannato a dieci anni il dato di fatto è che Davide non ce l’avrebbe comunque restituito nessuno, non sarebbe tornato indietro”. Ed è proprio questa l’unica, amara considerazione di mamma Brigida, che non è voluta entrare nel merito della sentenza, limitandosi a prendere dolorosamente atto che “mio figlio purtroppo l’ho perso per sempre, non c’è più”.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: archivio Qdpnews.it – Studio 3A)
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