Niente agnelli e pasticci: il pranzo pasquale di un tempo comprendeva coniglio e zuppe con erbe spontanee. Marinella Fagaraz ripropone il “menù dimenticato”

Quest’anno sulle tavole pasquali di molti abitanti dell’Alta Marca Trevigiana e del Quartier del Piave saranno sicuramente presenti carni d’agnello, pasticci e risotti come vogliono le recenti tradizioni. Ma non è sempre stato così.

Il menù originale, quello della Pasqua di un tempo, era fortemente legato all’inizio della primavera e alle erbe spontanee, che favorite dall’alternarsi di pioggia e sole, crescevano abbondanti in prati e boschi.

“La domenica di Pasqua era per tutti un periodo di rinascita sia spirituale che alimentare dopo i digiuni e il “mangiar di magro” della Quaresima – spiega Marinella Fagaraz, cuoca ed esperta di ricette perdute mentre prepara per Qdpnews.it il suo menù pasquale – ma questo non significava un’abbondanza di alimenti”.

Le famiglie, spesso molto numerose, normalmente avevano difficoltà nell’avere una dieta differente ogni giorno: facevano eccezione però i pranzi delle festività e anche quello pasquale non era da meno.

Nei giorni che anticipavano la domenica di Pasqua, donne e bambini, trascorrevano le giornate in campi e boschi raccogliendo bruscandoli, sciopet, radicee e molte altre erbe spontanee utilizzate poi per la preparazione della zuppa.

“Per i bambini andare a raccogliere gli sciopet era una vera e propria festa – spiega Marinella – si divertivano infatti ad avvicinarli alla bocca e usarli come fischietto”.

Tutti i prodotti utilizzati per preparare il menù pasquale arrivavano direttamente dall’orto o dalla stalla: “L’agnello non era molto utilizzato un tempo – continua Marinella – semplicemente perché erano in pochi ad averne, erano molto più comuni i conigli e proprio per questo venivano utilizzati per la preparazione del secondo di carne”.

Un altro alimento importante consumato la domenica della risurrezione di Gesù sono le uova: contrariamente ai giorni nostri queste venivano utilizzate come moneta di scambio e proprio per questo mangiate solo nelle festività.

Giorno di festa significava anche la presenza di un dolce nelle tavole delle famiglie, ma anche questo come il resto del menù era preparato con materie prime povere e presenti abitualmente in ogni casa: la focaccia tradizionale, infatti, era preparata con il pane avanzato, uova e latte.

“La festa di Pasqua – conclude Marinella – è una festa che simboleggia la rinascita. Credo che mai come quest’anno abbiamo bisogno di credere veramente a questo significato”.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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