In poche ore si è ribaltato completamente lo scenario e, dopo l’ordinanza della Regione Veneto, che avrebbe dovuto produrre i suoi effetti a partire da mercoledì 17 febbraio 2021, è arrivata una nuova doccia fredda per il settore con lo stop alle attività sciistiche amatoriali imposto dall’ultimo provvedimento del ministro della Salute Roberto Speranza.
Immediata la reazione del governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha detto di prendere atto della decisione del ministro che fa slittare la chiusura degli impianti sciistici fino al 5 marzo.
“Pur considerando che la salute dei cittadini viene prima di tutto – ha commentato il presidente della Regione Veneto -, è innegabile che questo provvedimento in zona Cesarini metta in crisi tutti gli impiantisti. In Veneto, in particolare, io avevo firmato un’ordinanza che decretava il via dal 17. Per cui tutti gli operatori avevano già predisposto ogni cosa: erano state preparate le piste e i rifugi erano già pronti ad accogliere. Avevamo anche previsto di aprire al 30 per cento, rispettosi delle regole di salute pubblica”.
Zaia ha sottolineato che questo nuovo provvedimento mette in difficoltà tutti i lavoratori che si erano adoperati per una stagione che non è mai iniziata e che ora devono addirittura sobbarcarsi i costi di un riavvio che ormai non ci sarà fino al 5 marzo.
Questa volta il danno è ancora più pesante e l’unico rimedio sono i ristori per aiutare concretamente un’economia fondamentale per le zone montane del Veneto, dove operano anche tanti lavoratori stagionali e persone impegnate nel settore dell’ospitalità.
“Parliamo di un settore praticamente massacrato: su 65 mila posti di lavoro persi, ben 35 mila sono del settore turistico – ha sottolineato Zaia – E il turismo è la prima industria del Veneto con 18 miliardi di fatturato. Prendo dunque atto di un provvedimento che arriva molto, troppo tardi, superando ampiamente anche i tempi supplementari”.
“Bisogna dunque provvedere immediatamente ai ristori, ma anche indennizzi per il danno ricevuto – conclude il governatore del Veneto – Siamo infatti tutti convinti che la salute sia un bene assolutamente primario: ma non possiamo continuare ad assistere a questo balletto di dichiarazioni, con il comitato tecnico scientifico che prima dice che possono essere aperte le piste da sci e poi una dichiarazione mediana che esprime preoccupazione fino al niente finale. Così è impossibile programmare alcunché”.
Per molti imprenditori montani la stagione sciistica si può considerare definitivamente conclusa ma quello che fa più male, forse, è l’indecisione o il mancato coraggio di chi avrebbe dovuto dire fin dall’inizio che la situazione epidemiologica non lasciava nessuno spiraglio aperto.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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