Mancano forse informazioni, consigli, proposte, richiami, avvisi e comunicazioni al giorno d’oggi, sui temi più svariati e sulle situazioni più disparate, esaltati dal mondo digitale nel quale siamo immersi? E si tratta, molte volte, anche di telefonate ai soli fini commerciali che invadono il lavoro e i ritmi della nostra esistenza in orari inconsueti e poco graditi, senza essere onestamente attese e desiderate? Risposta: non difettano assolutamente tutte queste cose, e anzi siamo travolti costantemente da ondate di messaggistica social che ci fa perennemente connessi con un panorama infinito di eventi, di pensieri, di esempi e di suggestioni.
La questione di fondo, che appare dunque importante e decisiva per le nostre azioni quotidiane, è come distinguere secondo la scala dei valori e delle priorità, come fare opzioni valide, come discernere in concreto tra il vero e il falso, come avvalerci in definitiva di questa grande mole di informazioni per poter corrispondere al meglio alle esigenze della nostra vita di ogni giorno. Ecco la parola magica, tornata francamente di moda in diversi ambiti: passaparola!
Potremmo definirlo l’eterno ritorno delle buone usanze senza tempo, della credibilità, della prossimità, della fiducia. Alla voce “passaparola” il vocabolario Treccani scrive che si tratta di un “modo usato per trasmettere rapidamente e sottovoce un ordine da una estremità all’altra di una fila di soldati, di marinai e simili, consistente nel farlo ripetere da ciascuno al vicino successivo”. Da questa declinazione originaria, il termine è stato investito di accenti e significati sempre più robusti e completi, sino a rappresentare il passaggio di notizie e di comunicazioni in maniera diretta e personale, sino a raggiungere il numero più vasto e qualificato di persone interessate ai contenuti del messaggio.
Che cosa succede, di fatto, sempre più frequentemente nella nostra epoca, contrassegnata da questa overdose di messaggi in mezzo ai quali è sempre più difficile districarsi, capire bene, fare valutazioni appropriate, e alla fine scegliere davvero le cose migliori, le più indicate rispetto ai nostri percorsi individuali, alle cose che vogliamo fare, agli interessi che desideriamo mettere in evidenza e promuovere per noi stessi e in relazione con gli altri? E’ tornato di gran moda il passaparola, quel costume educato che privilegia l’ascolto, il parere altrui, il dialogo, la fiducia reciproca, la ricerca fondata su elementi provati, concreti, sperimentati e vissuti, e non invece sugli effetti spesso superficiali e volubili di una pubblicità troppo spesso ingannevole.
Esempio sempre più diffuso: in ambito turistico, specialmente in questa fase post-covid, di fronte all’esigenza di nuove mete che facciano sperimentare dimensioni slow, esperienziali, emozionali, di qualità e di prossimità, e dinanzi alla vastità di flussi informativi di settore che per certi aspetti sembrano privilegiare ancora risposte standard e massificate, è ormai da tempo in auge proprio il “passaparola”, ossia il consiglio maturato da chi ha sperimentato direttamente sul campo la bellezza, l’intensità e il gradimento di una meta autenticamente speciale. Tradotto: siccome in quel luogo mi sono trovato bene, la soluzione di accoglienza mi ha soddisfatto in pieno e il ciclo della vacanza è stato veramente ottimo, mi permetto di consigliare tutto questo ai familiari e agli amici più cari, ben lieti di essere aiutati così tanto per assumere una decisione non sempre facile.
Valgono quindi le parole vere, i racconti, le storie, i volti, i saperi e i sapori autentici, gustati, apprezzati, consumati in prima persona, non le brochure patinate e le offerte indistinte, valevoli sempre e comunque. Altro esempio calzante: nel momento in cui si fa sempre più urgente e pressante la necessità di un sistema di orientamento universitario efficace e moderno, a misura delle nuove generazioni, negli istituti superiori si moltiplicano le iniziative in cui sono gli studenti del passato, delle stesse scuole, a raccontare le scelte compiute di facoltà, a entrare nel dettaglio, a riferire il senso delle scelte avvenute, le ragioni, le opportunità, le difficoltà, i traguardi. Come a dire: vi diciamo con verità il tempo di questa nuova vita universitaria, senza infingimenti e senza il facile appeal che potrebbe arrivare da informazioni internet ben congegnate, classifiche a volte improbabili, resoconti digitali poco attendibili.
Una sorta di colloquio individuale, però su ampia scala ampia, che può solo aiutare i giovani maturandi nella scelta del loro futuro. Ma vogliamo estendere il campo di osservazione? Quanti libri, film, novità tecnologiche, luoghi in cui si può mangiare bene, locali in cui divertirsi, mete dei più vari acquisti, sono il frutto di questo “passaparola” discreto e cortese, di questi pareri richiesti e offerti, di questa consuetudine felice a sentire i pareri degli altri, a consultarsi, ad avere fiducia nei sentimenti e nelle opinioni di chi ci sta accanto, ci è caro, è rivestito della nostra stima, è considerato affidabile e serio? E funzionano benissimo anche gli inviti personali, originali, su misura, discreti, a eventi, convegni e concerti: fa piacere essere considerati, chiamati per nome, sollecitati a qualcosa di importante, stimolati a impegnarsi per qualcosa di interessante e significativo anche dal punto di vista culturale. Azioni buone, in andata e ritorno, segni distintivi e vitali di un nuovo umanesimo ritmato con la mente e il cuore di persone felici, umili e grate.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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