Riceviamo questo intervento dal presidente del Coordinamento associazioni banche popolari venete “don Enrico Torta”, Andrea Arman (nella foto), e pubblichiamo.
Ogni tanto può tornare utile ripercorrere ciò che è successo per tornare alla realtà, specialmente in questa vicenda delle banche popolari venete, sulla quale in molti parliamo e scriviamo.
Da anni abbiamo capito che il denaro non si consuma o distrugge, quando manca da una parte significa che è andato dall’altra. Quindi, nella nostra storia dei risparmiatori, dobbiamo tenere di conto che ciò che non abbiamo più noi è nelle tasche di qualcun altro che, ovviamente, farà di tutto per non mollarlo. Ciò ricordato, facciamo un breve e semplice riassunto:
1 – Banca Popolare di Vicenza era la settima banca a livello nazionale e Veneto Banca la nona;
2 – Le due banche erano società cooperative regolato dal voto capitario (una testa di socio, un voto esprimibile in assemblea);
3 – Tutte le principali banche italiane entro la top ten, ed anche quasi tutte le altre, sono società per azioni regolate dal meccanismo del voto per capitale ( tante azioni possedute tanti voti esprimibili in assemblea – chi ha più azioni comanda di più);
4 – Il governo Renzi dispone la trasformazione per legge delle due popolari venete da società cooperative a società di capitale e lo fa nonostante il parere contrario di oltre 130 economisti di alto livello. Nella legge scrive che essa è necessaria per consentire l’accesso del capitale straniero nel mercato del credito italiano, quindi, fa la riforma per consentire che le popolari venete siano scalabili dal capitalismo internazionale;
5 – Le promesse di aumento di capitale garantito nell’inoptato da Unicredit e Banca Intesa spariscono. Soppressione del diritto di recesso. La gestione delle banche si trascina, con la nascita del fondo Atlante ( di cui i soci di maggioranza sono Unicredit e Banca Intesa), con assemblee umilianti per i vecchi soci, cattivi rapporti con il personale e le dirigenze, aumento dei crediti deteriorati attraverso operazioni di individuazione operate dalla dirigenza delle banche sulle quali nessuno dei vecchi soci ha la possibilità di sapere;
6 – Cambiamento dei sottosegretari al ministero dell’Economia e della finanza dal veneto onorevole Enrico Zanetti al veneto onorevole Pier Paolo Baretta. Unici veneti residenti in Veneto con ruolo, subalterno, di governo nei governi Renzi – Gentiloni;
7 – Non mantenute le decine di promesse a tavoli di conciliazione per tutti i soci. Varo unilaterale della proposta pubblica di transazione, voluta dalle banche e dal governo, iniziativa che per il contenuto umiliante e le modalità fastidiose ha determinato l’allontanamento dei vecchi soci dalle banche;
8 – Nessuna risposta dal governo Renzi e neppure dal governo Gentiloni alle proposte e piani di risanamento bancario inoltrate dai risparmiatori;
9 – Nonostante le promesse dell’onorevole Baretta nessun tavolo di lavoro fra il governo Gentiloni e le associazioni di risparmiatori fatte di risparmiatori. Nessuna risposta dal Governo Gentiloni e dal sottosegretario Baretta alle richieste di intervento per calmierare gli interessi passivi applicati da Banca Intesa e per alleviare il dramma dei tanti che da soci delle popolari venete si sono trovati debitori di Banca Intesa;
10 – Messa in liquidazione delle banche popolari venete, con assegnazione gratuita di tutte le cose buone a Banca Intesa e regalie a questa banca. Rifiuto da parte di Banca Intesa e Governo di conferire al patrimonio dei Comuni di riferimento per le banche ( Vicenza e Montebelluna) gli immobili storici e rappresentativi della storia delle banche. Nomina dell’amministratore di Banca Popolare di Vicenza, Fabrizio Viola, a liquidatore delle banche. Interventi nei procedimenti giudiziari da parte dei liquidatori delle banche per sostenere che Banca Intesa non ha responsabilità di sorta nei confronti dei risparmiatori. Totale opacità di azione da parte dei liquidatori delle popolari venete. Nessun intervento sostanziale da parte del Governo per aumentare, potenziare, qualificare il settore giudiziario così da consentire competenza e rapida giustizia.
Breve riassunto per arrivare alla conclusione, sotto gli occhi di tutti, che il Governo, il sottosegretario Baretta, le banche ed il sistema finanziario, non hanno avuto la minima esitazione nel penalizzare pesantemente i risparmiatori, espropriandoli delle banche ed impegnandosi per escluderli da ogni possibile azione per il recupero del loro risparmio.
In siffatto contesto si inserisce la legge per il fondo di ristoro che è stata approvata nella generale confusione di fine legislatura, quando il Partito democratico ben sapeva che era matematicamente impossibile che vincesse le elezioni (tutti i sondaggi erano univoci). Sciolte le camere, il Governo Gentiloni, rimasto in carica per l’ordinaria amministrazione, avrebbe potuto emanare i decreti attuativi della legge sul fondo di ristoro prima delle elezioni. Ma non lo ha fatto.
Il 4 marzo 2018 il Pd subisce una sonora sconfitta elettorale ed il sottosegretario Baretta, l’onorevole Santini, primo firmatario della legge sul fondo di ristoro e la senatrice Puppato, ispiratrice della legge, nemmeno vengono rieletti.
Ciò nonostante il Governo ed in particolare il sottosegretario Baretta insistono per voler rendere esecutivo il fondo di ristoro, nonostante siano nei fatti delegittimati e nonostante le forze politiche che hanno vinto le elezioni li abbiano diffidati a fermarsi in quanto è loro volontà, di Movimento 5 Stelle e Lega, fare una nuova legge che risarcisca tutti i risparmiatori e non solo le vittime di misseling (vendita fraudolenta).
E qui comincia la riflessione che vorrei proporre ai lettori:
A – Perché il Governo Gentiloni sfida apertamente il parlamento e la Costituzione per voler dare attuazione ad una legge che avrebbero potuto fare prima delle elezioni?
B – Perché il Governo Gentiloni vuole esecutiva quella complicata legge sul fondo di ristoro, che ristora solo le vittime di misselling, quando i partiti che domani saranno al governo non la vogliono e ne vogliono fare una nuova, migliore ed a favore dei risparmiatori?
Siamo così ingenui dal credere che dopo aver pestato a sangue i risparmiatori il Governo Gentiloni senta rimorso e voglia curare le ferite? Non voglio scrivere altro per evitare la solita gragnuola di insolenze e polemiche da parte dei sostenitori del fondo di ristoro, vi chiedo solo di riflettere.
ll presidente Andrea Arman
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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