Prima presentazione di “Ragioniamoci sopra”, il libro di Zaia: “Volevo mettere come titolo ‘Gesù o Barabba?’. Chi vuole un manifesto politico resta deluso”

Il governatore più amato d’Italia o il politico più imitato nelle parodie del comico Maurizio Crozza? L’attento stratega o il “mostro” della comunicazione che per mesi ha monopolizzato l’attenzione dei veneti, e non solo loro, con le conferenze stampa delle ore 12.30 dove forniva gli aggiornamenti sull’emergenza Coronavirus in Veneto?

Si può dire di tutto del presidente Luca Zaia ma non che non ci abbia messo la faccia in questa pandemia, esponendosi, forse troppo, per informare il “popolo veneto” sull’evoluzione di un virus che ha cambiato il corso della storia.

Nel suo libro “Ragioniamoci sopra. Dalla pandemia all’autonomia”, presentato questa sera, sabato 20 novembre, per la prima volta alla libreria Lovat di Villorba, il governatore del Veneto ha voluto raccontarsi come non aveva mai fatto prima.

Intervistato da Ottavio Di Brizzi, direttore editoriale della Saggistica di Marsilio, Zaia ha toccato alcuni degli argomenti presenti nel suo libro.

Chi vuole un manifesto politico resta deluso – ha commentato il governatore -. Sicuramente troverete lo ‘Zaia pensiero’ rispetto al Covid, un vero Big Bang della storia e un nemico subdolo che è entrato nelle nostre storie e le sta condizionando. È innegabile, è cambiato il nostro modo di vivere e il Covid ci ha imposto delle velocità che non conoscevamo: lavoriamo più di prima, siamo più connessi e sono nati dei conflitti nelle famiglie, tra gli amici e nelle comunità. In questo periodo c’è chi ha approfittato dei riflettori per far confusione nella confusione”.

Nel libro c’è sicuramente la storia del governatore ma nel racconto il Covid esce ed entra fornendo i presupposti per altri ragionamenti.

Scherzando Zaia dice che il suo libro si sarebbe dovuto intitolare “Gesù o Barabba?” e in un passo dell’opera si legge: “Sono passati quasi duemila anni da quando una folla urlante gridò di preferire la liberazione di Barabba a quella di Gesù e la ottenne. Acclamando il nome del malfattore la quasi totalità dei presenti si espose a favore della novità del momento. La pandemia ha riproposto drammaticamente questa riflessione”.

“Nei primi mesi tutti eravamo disciplinati – continua -, tutti ci adeguavamo alle prescrizioni, dando un’immagine ordinata e coesa del Paese senza precedenti. Fuori degli ospedali si stendevano striscioni di ringraziamento, acclamando i sanitari con l’appellativo di eroi. Giunti al limite di sopportazione, di colpo tutto è cambiato: c’è chi ha iniziato a dubitare della portata del rischio, chi negava i numeri forniti sull’andamento del contagio, chi sosteneva che il Covid fosse l’occasione che qualcuno cercava per arricchirsi”.

Del Covid tutti hanno parlato ma solo in pochi hanno dovuto decidere realmente; lo stesso Zaia, infatti, si chiede cosa sarebbe successo se, davanti alla chiusura dell’ospedale di Schiavonia, ai tamponi per tutti i cittadini di Vo’ Euganeo e a molte altre decisioni che ha preso durante la pandemia, il Coronavirus si fosse rivelato soltanto una banalissima influenza.

Se fosse andata diversamente ora il presidente del Veneto non sarebbe in una libreria a presentare il suo libro ma in un tribunale per difendersi dall’accusa di danno erariale.

Gli stessi capitoli del libro, come quello intitolato “Male non fare, paura non avere”, riportano le frasi di Zaia alle quali i veneti sono ormai abituati e che sono entrate nel linguaggio comune.

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In questa pandemia il presidente del Veneto, oltre ad una sanità che ha dato prova di grande professionalità e competenza, ha puntato sulla comunicazione, per lui una delle carenze più evidenti del governo centrale.

“Rispetto alla gestione dell’informazione durante la pandemia – aggiunge Zaia -, i miei collaboratori mi avevano sempre sconsigliato il punto stampa. Ne ho fatti più di 500 alle 12.30 e sono stato molto seguito in Italia e non solo. Il dibattito di oggi è figlio della mancata comunicazione sul Covid a livello nazionale. Finché nessuno le smonta, la gente continuerà a credere a tante dicerie sul Covid, come quella del microchip nel vaccino”.

Noi non avevamo le istruzioni per l’uso – sottolinea Zaia -. All’inizio c’erano 364 terapie intensive, senza terapie intensive la gente moriva, e i respiratori sul mercato non c’erano. Ci dicevano che qualcuno, i più facoltosi, stava comprando delle postazioni di terapia intensiva per metterle nella propria abitazione. Siamo riusciti a portare a casa un camion di respiratori dalla Svizzera, superando l’embargo che ci aveva imposto il Governo. Fino ad ora non ci sono state contestazioni sulle forniture che abbiamo avuto”.

Il presidente del Veneto, difendendo la libertà nella scelta di vaccinarsi contro il Covid, ha ribadito quanto sia inaccettabile andare a manifestare senza mascherina, ha “elogiato” Crozza, dicendo che “anche lui ha fatto parte inconsciamente della squadra”, e ha parlato della fuga dei cervelli.

In conclusione, Zaia ha ripetuto una delle sue frasi più famose, “Solo i pessimisti non fanno fortuna”, aggiungendo che “la fortuna te la devi andare a cercare” e ha parlato dell’autonomia, la madre di tutte le battaglie per i veneti, per la quale non ha perso la speranza.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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