La Peste Suina Africana (PSA) rappresenta una sfida complessa e multiforme che va ben oltre il suo impatto immediato sulla salute degli animali. Questa malattia virale, altamente letale per suini e cinghiali, è caratterizzata da una rapida diffusione e dall’assenza di un vaccino efficace. La sua elevata resistenza nell’ambiente e la facilità di trasmissione rendono il contenimento estremamente difficile, soprattutto in presenza di misure di biosicurezza inadeguate.
L’impatto economico della PSA è particolarmente grave per l’industria suinicola italiana, un settore che genera miliardi di euro di fatturato annuo e impiega decine di migliaia di persone. La diffusione della malattia non solo causa perdite dirette dovute alla morte degli animali, ma comporta anche severe conseguenze commerciali. L’aspetto più critico è l’embargo internazionale: numerosi paesi, tra cui importanti mercati come Cina, Giappone, Taiwan e Corea del Sud, hanno imposto il divieto di importazione di carni suine e prodotti derivati provenienti dalle regioni italiane colpite dalla PSA, e in alcuni casi dall’intero territorio nazionale.
Questo blocco commerciale ha colpito duramente l’export del settore, che rappresenta una componente significativa del fatturato complessivo. Le aziende si trovano così a fronteggiare non solo i costi diretti legati alla gestione della malattia, ma anche una drastica riduzione delle opportunità di mercato, con ripercussioni a lungo termine sulla sostenibilità economica dell’intera filiera suinicola.
Sul piano sociale, la gestione della PSA ha generato tensioni tra gruppi animalisti e autorità sanitarie, principalmente riguardo alle politiche di abbattimento degli animali infetti. La disinformazione e la comunicazione inefficace hanno inoltre contribuito a creare confusione e paura tra la popolazione.
A livello politico, la risposta all’emergenza PSA è stata spesso criticata come tardiva e inefficace. La mancanza di coordinamento tra le autorità centrali e regionali e l’assenza di una strategia a lungo termine basata su evidenze scientifiche hanno ulteriormente complicato gli sforzi di controllo della malattia.
In conclusione, affrontare la PSA richiede un approccio integrato che comprenda prevenzione, biosicurezza, sorveglianza, ricerca scientifica e comunicazione efficace. Solo attraverso uno sforzo coordinato e basato sulla scienza sarà possibile proteggere la salute degli animali, salvaguardare l’economia del settore suinicolo e mantenere la fiducia dei cittadini.
(Autore: Paola Peresin)
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