Gioco e problema, due parole che non dovrebbero avere niente in comune: il gioco problematico invece è uno di quei fenomeni che si muove silenziosamente nelle retrovie della nostra società, senza nemmeno il bisogno di nascondersi troppo.
I numeri, considerando sia il numero di casi sia il giro d’affari che il gioco problematico produce, sono davvero notevoli: la maggior parte dei giocatori patologici che si rivolgono agli sportelli d’aiuto lo fanno perché, con l’incapacità di contenere la spesa, provocano quelle che la dottoressa Amelia Fiorin, psicologa referente dell’ambulatorio dedicato al gioco d’azzardo problematico dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, definisce “emorragie economiche”.
Le conseguenze di una dipendenza da gioco possono però non essere soltanto un’ingente perdita di denaro, ma un progressivo comportamento dissociativo, che può avvenire anche verso la famiglia. L’avvento del digitale ha implementato il mondo dei giocatori d’azzardo: oltre ai gratta e vinci, alle slot machine, alle carte da gioco e al lotto si è inserito nel sistema anche il mondo delle scommesse sportive online.
La dottoressa Fiorin, durante l’intervista al SERT dell’Ospedale di Castelfranco Veneto, divide i giocatori con questo problema in tre categorie: il primo fenotipo è consapevole della propria dipendenza, ovvero si accorge di perdere il controllo sulla quantità di denaro speso o il tempo impiegato a giocare. Il secondo tipo, con un quadro clinico che lo espone a una “comorbidità” (ovvero una fragilità), si trova ad affrontare una sfida più complessa: solitamente questi ultimi vengono accompagnati al SERT da famigliari, amici o colleghi. In queste situazioni, spesso il gioco è visto dal paziente come un’auto-cura contro una situazione recessiva e per questo è più difficile identificarlo come un problema. Qui entriamo quindi in una situazione di terzo tipo: alcuni soggetti hanno un passato già caratterizzato da dipendenze e, di conseguenza, diventa ancora più insidioso per il reparto dimostrare la tossicità di un’attività di gioco smisurata.
“Il nostro compito è quello di aiutarli a raggiungere una consapevolezza – spiega la dottoressa Fiorin -. Possono raggiungerla in un periodo di circa tre mesi, oppure in un periodo più lungo. Il primo campanello d’allarme è la difficoltà di controllare la spesa volta a quest’attività, che se pur nata come attività ludica può creare una situazione di forte attrazione e coinvolgimento attraverso meccanismi che l’industria dell’azzardo ha saputo incentivare”.
“Quando c’è già una situazione di coinvolgimento importante, compaiono dei sintomi più evidenti: come l’eccessiva preoccupazione di chi sta giocando, perché le perdite sono notevoli (sempre più delle vincite). Solitamente il giocatore non è colui che riesce ad accorgersi di avere un problema: sono le persone che gli stanno vicino che si accorgono che qualcosa sta cambiando”.
Oltre a Castelfranco Veneto, gli ambulatori dedicati a questo problema comportamentale sono tre: Treviso (con Oderzo), Asolo e Pieve di Soligo. “Le fasi di lavoro del clinico iniziano con l’accoglienza, poi si prosegue stabilendo le priorità. Da circa tre anni gli ambulatori si avvalgono di un consulente legale e fiscale che possa dare una risposta globale alle emorragie sul piano economico. Giocatori e giocatrici possono avere, in genere, quattro o cinque finanziarie aperte, conti in rosso e insolvenze in sospeso. Per tutta questa complessità e per aiutare il giocatore a mantenere l’astinenza dal gioco, perché appunto il gioco viene visto anche come fonte di recupero di denaro, abbiamo queste consulenze”.
“All’interno del modulo proposto c’è un servizio di counseling finanziario dove prevediamo una disamina tutti i debiti e le entrate del giocatore – spiega la psicologa -. Può anche essere necessaria l’adozione di un amministratore di sostegno, dove il soggetto viene totalmente gestito da una terza figura, solitamente un avvocato, che fa da tutore per la parte economica. Questa articolazione degli ambulatori ci ha consentito di rispondere a ben 204 richieste (tra quelle nuove e quelle da espletare) e 47 consulenze famigliari (cioè in assenza del giocatore)”. Dopo il trattamento, che può durare fino a 18 mesi, è previsto un follow-up a distanza di 12 mesi per rilevare lo stato di malessere o di benessere del giocatore.
La dottoressa Fiorin ha anche affermato che la maggior parte dei giocatori patologici per i quali viene chiesto l’intervento utilizzano le VLT, ovvero le slot machine: “Sono apparecchi che sfruttano al massimo i meccanismi patologici del condizionamento, sviluppando un rapporto con il giocatore che lo coinvolge rapidamente in un gioco permanente” ha affermato.
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