La lingua veneta potrebbe diventare lingua minoritaria: la raccolta firme a sostegno della proposta di legge d’iniziativa popolare per il riconoscimento della lingua veneta, presentato a Roma lo scorso febbraio, è ufficialmente partita e dallo scorso lunedì 1° aprile (fino al 30 settembre venturo) è possibile firmare in tutti i Comuni del Veneto.
Il percorso, benché sia stato iniziato dalla stessa Regione Veneto già nel 1999, non ha mai avuto un riscontro definitivo da parte dello Stato centrale; nonostante ciò il consiglio regionale negli anni 2003 e 2007 varò alcune leggi per la tutela e la promozione del patrimonio linguistico veneto.
“L’idea è di Bortolino Sartore – spiega il professor Davide Lovat, uno dei promotori e volto di Popolo di San Marco – che me ne parlò un anno fa: insieme abbiamo dato vita al Comitato per il riconoscimento della lingua Veneta e il 12 febbraio scorso ci siamo recati a Roma, alla Corte di Cassazione, per depositare il testo d’iniziativa di legge popolare con relative firme. Il giorno dopo è stata pubblicata nella Gazzetta ufficiale”.
Fra i vari componenti del comitato compare anche Alessandro Mocellin, linguista e docente di lingua veneta nonché presidente dell’Academia de la Bona Creansa, ente che ha organizzato decine di corsi in tutta la regione (e uno in Canada) con diverse centinaia di partecipanti.
“La finalità pratica è quella del riconoscimento della lingua veneta a fianco delle dodici già riconosciute – prosegue Lovat – tra cui anche ladino e friulano, per rimanere nel contesto della Venetia geografica, mentre quella politica è di aggiungere un’altra richiesta plebiscitaria e democratica proveniente dal popolo veneto, secondo procedura prevista dalla Costituzione, al referendum di ottobre 2017”.
“Se l’Italia continuerà a negare ogni risposta alle richieste democratiche dei cittadini veneti – ammonisce il professore – mentre invece continua a chiedere molto a loro come contribuenti, è inevitabile che questi denuncino la privazione dei diritti democratici e rivendichino nelle sedi internazionali il diritto alla democrazia e quindi all’autodeterminazione”.
Come ricorda Lovat, al termine della raccolta firme, per la quale è fissato un quorum nel numero di 50 mila, il comitato provvederà a completare l’iter depositando le firme in Corte di Cassazione e poi in Parlamento per la calendarizzazione a cui seguirebbe il voto.
“Questo avviene in un paese civile e democratico che rispetta le sue stesse regole costituzionali – conclude Lovat – ma lo è, l’Italia? Vedremo. Intanto i veneti si mobilitano di nuovo e potranno anche vedere quali politici aderiranno e quali invece si nasconderanno, imparando a distinguere chi è veramente veneto e chi invece ha altre priorità”.
(Fonte: Thomas Zanchettin © Qdpnews.it).
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