Il ritorno alla “naja” è un’idea superata, molto meglio un servizio civile che possa rispondere anche alle richieste dell’Associazione nazionale alpini: una leva civile in grado di preparare chiunque a intervenire come protezione civile negli eventi calamitosi o in caso di terremoti.
A dirlo è Federico D’Incà, deputato veneto del Movimento 5 Stelle, che interviene così nella discussione sul ritorno al servizio di leva obbligatorio.
“Il ritorno al servizio di leva obbligatorio inteso come un ritorno al passato alla leva militare – avverte il parlamentare – è un’idea superata dagli attuali avanzamenti tecnologici, solo un’adeguata professionalità militare risponde alle esigenze di una moderna forza di difesa”.
“Molto più interessante – spiega il deputato – rispondere con una leva civile che dia la capacità a ogni uomo e donna di questo Paese di intervenire in ambito di protezione civile nelle più svariate situazioni di intervento a salvataggio e messa in sicurezza, durante eventi calamitosi o eventi sismici. In pratica – sottolinea D’Incà – una leva civile per insegnare a prestare aiuto. In quest’ottica sono da prevedere importanti ore di insegnamento all’educazione civile e alla partecipazione democratica alla vita di un Paese, come ad esempio educazione all’amministrazione comunale, regionale e parlamentare”.
“Oggi – conclude il parlamentare, che ricopre il ruolo di Questore alla Camera dei deputati – l’arma più potente è il pensiero e il ritorno alla filosofia della democrazia. Dalla capacità di aiutare il prossimo in ogni evento avremo la salvaguardia e la protezione delle nostre comunità ogni giorno”.
(Fonte: Federico D’Incà).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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