Se n’è andato “l’italiano vero” Toto Cutugno: nel 1985 il suo omaggio a Venezia

Toto Cutugno nel 1976

Una notizia che nessuno si sarebbe aspettato: Toto Cutugno, “l’italiano vero” come recita un verso di una delle sue canzoni più celebri, se n’è andato oggi, martedì 22 agosto, all’ospedale San Raffaele di Milano.

Cantante poliedrico, abile cantautore e paroliere, musicista autodidatta e conduttore tv, Toto Cutugno è stato una delle stelle più brillanti nel firmamento musicale italiano.

Lo scorso 7 luglio aveva compiuto 80 anni. Originario di Fosdinovo (Massa Carrara) aveva però vissuto a La Spezia assieme alla sua famiglia. Il padre, sottufficiale di Marina e appassionato trombettista, lo avvicinò alla musica.

Dopo l’esperienza con band e gruppi musicali, nel 1976 iniziò la sua carriera da solista. L’anno successivo il brano “Donna donna mia” divenne addirittura la sigla del programma di Mike Bongiorno “Scommettiamo?”.

Tra gli anni settanta e ottanta scrisse brani per Adriano Celentano, ma anche per artisti del panorama sia nazionale che internazionale, come Johnny Hallyday, Dalida, Miguel Bosé, Luis Miguel (è di Cutugno il famoso brano “Noi ragazzi di oggi”).

Nel corso della sua carriera ha partecipato a ben 15 edizioni del Festival di Sanremo, vincendo solo quella del 1980 con il brano “Solo noi” e collezionando molti secondi posti. 

Tante partecipazioni lo hanno annoverato tra i cinque artisti con il record di presenze al Festival, assieme ad Al Bano, Peppino di Capri, Milva e Anna Oxa.

Nel 1983 il brano “L’Italiano” si classificò solamente al quinto posto a Sanremo, eppure spopolò non solo in Italia ma anche all’estero, divenendo una sorta di secondo inno nazionale, grazie alla potenza espressiva di versi come “Lasciatemi cantare, con la chitarra in mano / lasciatemi cantare, sono un italiano”.

Il brano, scritto con Cristiano Minellono, inizialmente venne pensato per Adriano Celentano, il quale rifiutò di interpretarlo: fu l’organizzatore del Festival, Gianni Rivera, a convincere Cutugno a cantare lui stesso la canzone.

Partecipò inoltre a diverse edizioni del Festivalbar, l’attesissima kermesse musicale che un tempo accompagnava l’estate italiana e toccava, come location, anche l’Arena di Verona: suo il brano “Olympic Games” che nel 1980 venne interpretato da Miguel Bosé e vinse la manifestazione.

Nel 1990, invece, arrivò la vittoria dell’Eurovision Song Contest con il brano “Insieme: 1992”. Attualmente sono soltanto tre gli artisti italiani ad aver vinto quella competizione europea, ovvero Gigliola Cinquetti nel 1964 con “Non ho l’età”, Cutugno e i Måneskin nel 2021 con “Zitti e buoni”.

Memorabile, inoltre, l’interpretazione con Ray Charles del suo testo sanremese “Gli Amori” durante l’edizione del 1990 del Festival: il brano rientrò poi nel 2004 nella colonna sonora del film “Non ti muovere”, con Pénelope Cruz e Sergio Castellitto.

Toto Cutugno fu inoltre conduttore, come ad esempio dell’edizione 1987 di “Domenica In”, di cui scrisse la sigla, e fu personaggio imitato da Gigi Sabani.

Ma Toto Cutugno, negli anni, ha dedicato anche un particolare omaggio a Venezia, mostrando consapevolezza della magia della città e, allo stesso tempo, delle problematiche che il capoluogo lagunare si trova a dover affrontare.

“C’est Venice” è la sua canzone del 1985, dove i versi in italiano si alternano ad altri in lingua francese, mostrando ancora una volta tutta la maestria di Cutugno, sia come cantautore che come paroliere.

“Quante volte fra i banchi di scuola ho studiato Venezia/ Quante storie d’amore hanno scritto i poeti a Venezia/ La laguna che cambia colore come le nostre stagioni di cuore/ Se una donna la perdi, la puoi ritrovare a Venezia – canta Cutugno, dopo un’introduzione lasciata alle classiche note del Rondò veneziano – Quante volte i giornali hanno scritto salviamo Venezia/ E poi quante bugiarde promesse han ferito Venezia/ Sulla piazza San Marco sei mia, c’è il Carnevale per un’altra follia/ C’è sempre un canto d’amore e poesia solo a Venezia”.

E ancora: “Quante volte ho pensato che se non ci fosse Venezia/ Dove andrebbero gli innamorati a sognare Venezia? – per poi ribadire più volte un omaggio alla città – C’est Venice per l’eternità, Venice non morirà/ Come il nostro amore senza età”.

(Foto: Wikipedia).
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