Immaginate di trovarvi nel torrido deserto di Sonora, con temperature che sfiorano i 40°C, senza una goccia d’acqua all’orizzonte. Come sopravvivereste? I piccoli topi del cactus (Peromyscus eremicus) affrontano questa sfida ogni giorno, e un recente studio dell’Università del New Hampshire ha svelato uno dei loro segreti più sorprendenti: il potere dei grassi!
Ebbene sì, questi minuscoli maestri della sopravvivenza desertica hanno rivelato una verità che farebbe rabbrividire qualsiasi nutrizionista umano: una dieta ricca di grassi li aiuta a trattenere più acqua nel corpo. Chi l’avrebbe mai detto?
Gli scienziati, guidati dalla dottoressa Danielle Blumstein, hanno creato un vero e proprio “deserto in laboratorio”, ricreando fedelmente le condizioni estreme del deserto di Sonora: un forno a 32°C durante il giorno e una “refrigerante” discesa a 24°C durante la notte. In questo ambiente hanno ospitato i nostri piccoli protagonisti, dividendoli in due gruppi: i fortunati “buongustai” con una dieta standard ricca di grassi (26,1%) e i malcapitati a dieta con soli 6,6% di grassi.
Il risultato? I topi a dieta perdevano acqua come un secchio bucato! Mentre i loro compagni “grassottelli” riuscivano a mantenere un equilibrio idrico invidiabile, i topi con la dieta povera di grassi mostravano tutti i segni della disidratazione, nonostante avessero accesso illimitato all’acqua. È come se questi piccoli roditori avessero scoperto millenni fa ciò che la scienza umana sta capendo solo ora: nel deserto, i grassi sono preziosi alleati per la sopravvivenza!
Ma perché accade questo fenomeno? I ricercatori hanno scavato come archeologi tra le pieghe del metabolismo di questi piccoli roditori per trovare una risposta. Quando il corpo metabolizza i grassi, produce più acqua rispetto a quando metabolizza carboidrati o proteine. È come avere una piccola fabbrica d’acqua incorporata, un vantaggio non da poco quando vivi in un ambiente dove l’ultima pioggia potrebbe essere caduta mesi fa!
C’è anche un’altra ipotesi affascinante: forse i topi del deserto, nel corso dell’evoluzione, hanno “riprogrammato” i loro circuiti cerebrali della sete. È possibile che, vivendo per generazioni in luoghi dove l’acqua è rarissima, abbiano sviluppato un cervello meno sensibile ai segnali di disidratazione. Una sorta di “modalità risparmio acqua” biologica!
Questa scoperta non è solo curiosa, ma potrebbe avere implicazioni enormi nell’era del cambiamento climatico. Con l’avanzare della desertificazione e lo sconvolgimento degli ecosistemi, i nostri amici roditori potrebbero trovarsi in difficoltà se le loro fonti di cibo ricco di grassi dovessero diminuire. Sarebbe come togliere l’ombrello a qualcuno proprio mentre inizia a piovere!
La prossima volta che vi troverete a guardare un documentario sul deserto, ricordate: dietro quei paesaggi apparentemente desolati si nascondono incredibili storie di adattamento e sopravvivenza. E forse, quando siete a dieta, potreste concedervi un po’ di compassione per i topi del cactus, che con i grassi hanno un rapporto decisamente più complicato del nostro!
(Autore: Paola Peresin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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