Mano alle lancette questo fine settimana, ritorna l’ora legale: si dovrà spostare come di consueto l’orario in avanti di un’ora, passando direttamente dalle 2 alle ore 3.
La bella stagione si avvicina e il cambio dell’orario è un segno tangibile. Quel giorno ‘avremo’ 60 minuti di luce in più, ma dormiremo un’ora in meno.
Adottata per la prima volta in Italia durante la Prima guerra mondiale, nel 1916, l’ora legale permette di risparmiare ogni anno un centinaio di milioni di euro sulla bolletta energetica.
Ma, nonostante sia comunemente utilizzata da decenni in gran parte dell’Occidente, non tutti i Paesi sono oggi d’accordo nel mantenerla. In Russia è stata abbandonata nel 2014, mentre in Europa è stata motivo di scontro tra fronte del Nord, capitanato dalla Finlandia ma supportato anche da Austria e Germania, e fronte del Sud.
Il cambiamento ha effetti positivi sull’ambiente: le giornate si allungano, si consuma meno energia elettrica e si riduce l’emissione di anidride carbonica. Tuttavia, possono esserci conseguenze fastidiose per il nostro organismo: i disturbi più comuni sono un aumento dello stress, della fatica e del malumore.
L’ora legale è stata reintrodotta in Italia nel 1966, dopo la pausa di venti anni dal 1920 al 1940, con l’obiettivo di risparmiare a livello energetico sull’illuminazione elettrica. In origine, nel 1916, l’introduzione era legata a una misura d’emergenza di guerra.
Nel 2018 il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che prevede l’abolizione dell’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra due volte all’anno, ma ha anche auspicato una decisione unitaria a livello europeo.
Una consultazione online, svoltasi nel 2018, aveva mostrato che l’85% degli intervistati è favorevole all’abolizione del cambio dell’ora semestrale. La decisione definitiva è però non è mai più stata presa.
(Foto: web).
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